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MARZO 2016

     

 

ILLUMINATI DALLA MISERICORDIA

Come abbiamo visto nella lezione precedente, il Signore ci ama tanto che non tollera divisioni tra Lui e noi, Vuole inserirci nel suo Amore, potremmo dire che vuole divinizzarci: “Sarete dei”, vuole metterci a parte delle sue prerogative, per mezzo di un miracolo che non comprenderemo mai a fondo, cioè con i sacramenti, che ci inseriscono sempre più nel Suo mistero, facendoci membra del Suo Corpo Mistico e stringendo con noi un’alleanza d’amore, un matrimonio spirituale, un’incredibile superamento di noi stessi.

L’A.T. ci fa da indicatore dei desideri di Dio. Dio vuole allearsi con l’uomo e lo fa con Adamo, stringendo con lui un’alleanza d’amore.

Tradito e rifiutato, s’inventa il perdono e la riparazione sostitutiva e riparte con Noé, con cui stringe un’alleanza nella purificazione.

Ma l’uomo sempre attirato dalla terra e poco dal cielo, s’inventa cieli artificiali, che gli permettono una vita dissoluta e senza regole, fonte di delusione, di tristezza e di dolore e abbiamo i vari “Olimpi”, abitati da divinità con i difetti umani elevati a potenza e sempre in lotta per la supremazia.

Allora Dio chiama Abramo dalla terra di Ur dei Caldei, per proporgli un’alleanza nella fede. Abramo non aveva figli e li desiderava, Dio gli dice che la sua discendenza sarà più numerosa delle stelle del cielo e dei grani d’arena sulla spiaggia del mare, ma deve lasciare quella terra che si rivolge ad un cielo vuoto, per orientarsi all’unico cielo abitato che è quello del Dio vero.

E Dio, così serio, così santo, così sapiente, pur di conquistare il cuore di Abramo e di stringere con lui un’alleanza, accetta i modi primitivi del tempo per compiere questo rito. Leggiamolo dal testo biblico:

Le promesse e l'alleanza

Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco».  Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese». Rispose: «Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione». Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. Allora il Signore disse ad Abram: «Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo».

Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate; (Genesi 15:1-19

 

Abramo s’impegna a credere ad un Dio sconosciuto ma che lo ama, e Dio s’impegna a fare di Abramo il padre di tutti i credenti nel Dio unico.

Passerà ancora del tempo e Dio perfezionerà questa alleanza formandosi ormai un popolo che crede nel Dio unico, nel Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Popolo portato dalla carestia nella terra d’Egitto, assoggettato al faraone. Ed ecco che Dio chiama ancora Mosé e ne fa strumento di liberazione per questo popolo, portandolo dalla schiavitù alla libertà.

Ed è ancora e sempre Dio che vuole stringere alleanza con l’uomo e offre al popolo una legge. E’ Lui che la dona, il popolo deve accettarla e sarà Dio stesso che guiderà il suo popolo. Ma mentre Mosè è sul monte con Dio, il popolo si costruisce un vitello d’oro, per avere l’illusione di avere un dio che vada davanti a loro. Mosé si sdegna e getta le tavole della legge che si spezzano, ritenendoli indegni di riceverle; ma Dio, paziente e misericordioso, torna a scrivere i comandamenti, questa volta sul legno, e finalmente il popolo accetta l’alleanza dicendo: “Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo”.

L’uomo, abbandonato a se stesso, si abbrutisce e fa prevalere in lui la parte istintiva – emotiva, molto vulnerabile, mentre Dio gli dà leggi che lo civilizzano, in un rapporto regolato da norme condivise, che, se applicate, renderanno la vita più serena, più gratificante, più sicura. Le norme bibliche sono norme sagge, che ottengono, se applicate, frutti di pace.

A questo popolo, così illuminato dall’intervento di Dio, condotto per mano da Lui, Dio ricorda l’antica promessa fatta nell’Eden ad Adamo ed Eva: “Disse Dio al serpente: “Hai corrotto Eva, ma un’altra donna ti schiaccerà il capo e tu insidierai al suo calcagno”.

A questo punto comincia la serie delle profezie messianiche, che preparano il popolo ad accogliere quella luce che sta per spuntare. Isaia, infatti dice: “Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce”, camminare nella luce è già una consolazione che riaccende la speranza e più si avvicina l’ora, più Dio fa capire come riconoscere questa luce divina: “Questa luce sarà un Bambino, nascerà da una Vergine a Betlemme”. Questo Bambino avrà un destino eterno, perché offrirà la sua vita in riscatto per molti e la offrirà nella maniera più cruenta e dolorosa, come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte al tosatore.

            Così ne parla Isaia:

 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

            Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. ( Isaia 53:1-12)

 

Che destino atroce! diremmo noi, che esempio di amore perfetto e indefettibile, dice Dio, che si compiacerà di saziarlo di dolori, perché la misura del suo amore raggiunga la perfezione e sia esauriente, per riparare il peccato di tutta l’umanità peccatrice, che vorrà lasciarsi salvare dal suo amore.

La luce si fa sempre più chiara, ma come è difficile ai nostri occhi miopi abituarsi a quel chiarore di cielo fatto di amore puro, che si misura con la sofferenza che siamo capaci di accettare per poterlo ottenere!

La croce è scandalo per i Giudei, stoltezza per i gentili ma per quelli che sono lavorati dallo Spirito Santo è sapienza e giustizia divina, è Amore Misericordioso tradotto in vita per liberare l’umanità imbrigliata dal peccato.

 

LA PIENEZZA DEI TEMPI

            Finalmente, quella creatura di cielo, promessa da Dio nell’Eden, che diventerà “la Casa” che Dio stesso si sarà costruita, come dice Isaia in Is.66,1-2:

“ Così dice il Signore: «Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi.

Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?

Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore -.

Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola”.

Questa creatura umile, che vive della Parola di Dio è Maria; Ella appare sulla terra, portata dal grembo sterile di Anna, che Gioacchino non era riuscito a fecondare. Sarà lei la Nuova Eva e il Figlio di Dio sceglierà il suo grembo per abitarlo nei nove mesi di gestazione. L’Arcangelo Gabriele le dirà. “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo, il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,11-13).

All’ “eccomi” di Maria scocca l’anno 0, inizia un tempo nuovo, Gesù è con noi e si pone allo spartiacque del tempo, l’A.T., fatto di immagini che preparano l’evento è finito, inizia il N.T. in cui le immagini antiche acquistano un volto e un nome: la donna che schiaccerà la testa al serpente si chiama Maria di Nazareth, il Figlio che sarà Figlio dell’Altissimo si chiama Gesù. Dio è sempre fedele alle sue promesse e, nonostante i rifiuti dell’uomo, porta a compimento i suoi progetti.

 

“IL POPOLO CHE CAMMINAVA NELLE TENEBRE”

            La prima profezia riguardante il Messia parla di tenebre che verranno fugate da una grande luce. E infatti una luce di cielo appare sulla grotta di Betlemme e poi, appena Gesù decide di iniziare la sua presentazione al mondo, lascia la casa di Nazareth e va lungo il Giordano dove il Battista sta battezzando e si mette in fila con i peccatori, Lui il Santo, l’Innocente e qui avviene il primo fulgore: Mentre Gesù viene battezzato il Padre lo dichiara suo Figlio amato e lo Spirito scende su di lui in forma di colomba luminosa.

            Ed è una luce abbagliante. Il popolo di Dio conosceva Jhwh, il Dio tremendo e misericordioso del Sinai, ma che avesse un Figlio di nome Gesù e uno Spirito non lo sapevano: è la prima scoperta del Dio trino.

            Poi Gesù, sospinto dallo Spirito nel deserto accenderà una nuova luce, che ci fa capire  come vincere le tentazioni: Se vuoi vincere le battaglie della vita, fortificati con la preghiera e il digiuno.

            E poi via via tutta la serie di parole, atti e miracoli che illuminano la sua sapienza, la sua bontà, il suo potere anche sugli elementi scatenati della natura. E la luce cresce sempre di più, fino a raggiungere l’apoteosi con la risurrezione..  

             Nei tre anni di vita pubblica Gesù istituisce i sacramenti, ma ci avverte che per la loro efficacia bisognerà aspettare la Sua ora. Lo dice a Maria a Cana, quando istituisce il sacramento del Matrimonio, lo dice a Maria di magdala quando gli profuma i piedi e, allo scandalo dei giudei e  dice: “Voi non capite il significato di questo gesto”, era l’Unzione dei malati; per l’Eucaristia e l’Ordine sacro Lui dice: “Ho ardentemente desiderato mangiare questa Pasqua con voi” Sapeva cosa ci avrebbe donato ma nessuna spiegazione sarebbe stata sufficiente per capire doni così grandi

            Queste luci raggiungeranno il loro splendore dopo l’olocausto e dopo la soddisfazione della giustizia divina, perché solo allora ci sarà dato lo Spirito Santo che opererà prodigi divini anche se avvolti nel velo della fede.

 

RITUALIZZAZIONE DELLA ILLUMINAZIONE

            La ritualizzazione della illuminazione l’abbiamo nel sacramento del Battesimo. Il Battesimo, insieme alla fede, sono gli elementi essenziali richiesti per salvarci: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”

            Il Battesimo è di per sé passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce. Lo stesso rito prevedeva che il battistero fosse una vasca nella quale si scendeva, quasi a depositare l’uomo vecchio ottenebrato dal peccato, e dopo l’immersione si risaliva verso la luce e si indossava la veste candida a indicare l’illuminazione che era avvenuta nell’anima.

            “Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce” e quale luce migliore di quella che abbiamo ricevuto nel Battesimo? Eravamo figli delle tenebre, siamo diventati figli della Luce. Attraverso i nostri progenitori avevamo rifiutato la vita divina, con il Battesimo ci è stata ridonata gratuitamente. Possiamo ancora aspirare all’immortalità nella gloria se vivremo da creature nuove, non più schiave del peccato, come dice S. Paolo: Efesini 4:17-32

Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.

Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.

Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”.

Chi vuol accogliere la luce di Dio, deve abbandonare le opere di morte che sono i peccati e i vizi, che sono le cattive abitudini radicate in noi, e potenziare, attraverso l’esercizio, le virtù che sono le buone abitudini, diventati ormai stile di vita di chi s’impegna a seguire coerentemente Gesù.

 

QUESTIONARIO PER L’APPROFONDIMENTO PERSONALE:

    1. Elenca tutti gli interventi di luce che Dio ha mandato al suo popolo nell’A.T.
    2. Qual è stato il momento in cui la Luce di Dio è stata vista sulla terra? Chi l’ha vista?
    3. In quali circostanze Gesù è apparso come Luce del mondo?
    4. Come viene comunicata a noi la Luce di Dio?
    5. Tu quando hai ricevuto la Luce di Dio?
    6. La custodisci nel tuo cuore, senza farla spegnere fino a quando t’incontrerai con Dio?

     

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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