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GIUGNO 2016

   

VITTORIOSI PER LA MISERICORDIA

 

            Dopo la passione viene la Pasqua di risurrezione: la forza della vita divina rompe i sigilli, ribalta la pietra, il sepolcro è vuoto, i soldati spaventati fuggono e Gesù è vivo e appare ai suoi.

            Che vittoria! Chi può mai dire di essere risorto da morte per virtù propria? Nessuno perché nessuno ha questo potere e i soldi perdono valore di fronte alla morte. Con la morte si entra in un’altra dimensione in cui i valori sono l’amore espresso attraverso le opere buone. In questa nuova dimensione la grandezza e la potenza si misura in amore donato.

            Gesù aveva donato tutto in un sacrificio di sé senza riserva, rimanendo nell’amore per i suoi crocifissori, per i suoi flagellatori per gli offensori di tutti i tipi. Lui non ha raccolto le provocazioni che riceveva, per ribattere a suon di flagelli o di insulti, ma ha dilatato il cuore ad un amore più grande delle offese che riceveva, per superare la grandezza della loro malizia e con quell’amore poterli redimere.

            La sofferenza è stata la misura del suo amore. Ora la sofferenza di Dio non può essere paragonata alla nostra. Noi siamo piccoli in tutto, anche nella capacità di soffrire, per  cui la nostra misura è senz’altro inferiore e di moltissimo alla misura di Gesù. Lui è il nostro Maestro d’Amore perfetto, noi scolaretti indisciplinati e distratti.

            La misura del suo amore ha raggiunto il massimo perché massima è stata la misura del dolore offerto. Ora la sua gloria è somma e il Padre l’ha fatto pastore, signore e giudice di tutti gli uomini di tutti i tempi.

Questa grande verità l’afferma S. Paolo nella lettera agli Ebrei quando dice:

            “Quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli,(avendo assunto la natura umana) lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.

Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza”.

(Eb 2:9-10)

            Quello che noi non capiamo è: “Perché doveva salvarci mediante la sofferenza?”

Perché la sofferenza è il frutto del peccato. E l’Amore Misericordioso è il respiro del cielo. Il peccato, che si traduce in dolore, deve essere vinto da un Amore superiore al dolore. E questo ha fatto Gesù, perché col suo dolore, trasformato in amore redentivo, ha soddisfatto la giustizia divina, offesa dal nostro peccato e con l’Amore Misericordioso ci ha ridato la possibilità di riprendere il dialogo con Dio.

Ora alcuni si chiedono: “Se Lui ha sofferto e ha riparato per tutti, che senso ha il nostro dolore?”

            La Madre Speranza dice che il dolore è un dono che Dio ci fa per aumentare la nostra gloria, se lo vivremo in offerta gradita, unita a quella di Cristo.

            Non occorre capire tutto su questa terra, bisogna fidarsi e accettare di non capire, perché i parametri di riferimento nella vita eterna sono diversi e non corrispondono ai nostri.

            Non commettiamo l’errore di voler incasellare Dio nei nostri schemi mentali, nei nostri circuiti di giustizia, sbaglieremmo tutto. Ringraziamo, invece Dio per tutto quello che vuole o permette per noi: un giorno vedremo che era per il nostro bene.

 

NEL RAPPORTO CON I FRATELLI

 

            Regolato il rapporto con Dio, cerchiamo di orientarci anche nel rapporto con i fratelli.

            E’ sempre S. Paolo che ci illumina circa i nostri “perché”. Lui dice che noi dobbiamo completare ciò che manca alla passione di Cristo e, parlando di sé dice: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza”. (Gol1,24-29)

 

IL RICCO EPULONE

 

C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.

Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.

Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.

Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,  perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si  ravvederanno.  Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi». (Lc 16:19-31)

 

Questo brano del Vangelo mette a confronto  due vite agli antipodi:

  • ricchezza ed opulenza, cuore duro e gretto da una parte,
  • povertà indigente e paziente dall’altra.

Il ricco, schiavo della sua  fatua immagine di grandezza, non gradisce specchiarsi in quel cencioso lamentoso che gli sta tra i piedi e lo scansa con la punta della scarpa, come fosse uno straccio logoro, Nemmeno le briciole che cadono sotto il tavolo gli permette di raccogliere!

            Chiusura totale, cuore di pietra. E questo per un lungo periodo.

Ma per quanto lungo possa essere il tempo, è sempre un tempo contato: ha un inizio e una fine e la fine giunge, forse anche anticipata dagli stenti per il povero, dai bagordi per il ricco.

            Dopo la morte per entrambi inizia la vita eterna, ma le sorti sono cambiate:

  • Lazzaro è accolto nel seno di Abramo e gode la beatitudine eterna nel Paradiso luminoso,
  • il ricco è negli inferi e soffre.

La delusione è grande per il ricco non avvezzo ai patimenti e pensa ancora di poter comandare sul povero Lazzaro, chiede infatti a Dio di fargli intingere anche un solo dito nell’acqua, per calmare la sua sete. Ma non si può.

            Cosa è mancato al ricco per un così triste epilogo?

La carità, la misericordia, la fratellanza.

            Cosa ha procurato al povero Lazzaro la gloria eterna?

La sofferenza accettata con pazienza.

            Dio ascolta sempre il grido dei poveri e si china misericordioso per soccorrerli.

Tutti dobbiamo fare attenzione a come trattiamo i poveri “Lazzari” sparsi per le nostre città, che ci tendono la mano. Come è facile per noi trattarli da persone di serie B! Dobbiamo proprio purificare la mente e il cuore per vedere i fratelli, per vedere Cristo povero,  nascosto in loro, che ci chiede l’elemosina della nostra carità. E lo sappiamo: Gesù ci ha detto che il nostro giudizio sarà sulla carità: “Avevo fame, avevo sete, avevo freddo … e tu mi hai soccorso, Vieni nella gioia del tuo Signore!” E allora i poveri “Lazzari” e noi “poveri epuloni” canteremo in eterno la misericordia del nostro Dio, che ci vuole fratelli in terra e in cielo.

 

IL BUON LADRONE

 

“Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Lc 23:38-43)

 

 

            Il buon ladrone è un altro salvato dalla Misericordia. La Madre Speranza lo chiama ladro fino alla fine, perché ha rubato anche il Paradiso. Questo è vero però lui in poco tempo ha fatto tanta strada:

  • Ha riconosciuto di meritare la morte e l’ha accettata come giusto castigo dei suoi peccati,
  • ha rimproverato l’amico che insultava Gesù, quindi ha testimoniato la sua fede in Lui,
  • mentre i sacerdoti e i farisei s’inventavano pretesti per giustificare la condanna di Gesù e godevano, nella loro invidia satanica, lui ha dichiarato la Sua innocenza,
  • ha chiesto non di salvarlo, ma di ricordarsi di lui nel Suo Regno,
  • lo ha riconosciuto Re di un regno non terreno.

Tutto questo è stato una goccia di balsamo sul Cuore di Gesù, in quel mare di fango che gli avevano buttato addosso e Gesù lo ha perdonato e gli ha dato l’assoluzione plenaria: “Oggi sarai con me in Paradiso!”,

Che parole sante! potessimo meritarle anche noi, dopo una confessione ben fatta!

            Il Paradiso si ha sempre per la misericordia di Gesù, che ha pagato per noi con il Suo Sangue, ma anche noi possiamo e dovremmo sentire il bisogno di testimoniare la nostra fede e il nostro amore di fronte ad un Amore così totale, come è quello di Dio per noi.

            Ricordiamo: Gesù non si fa mai vincere in generosità e se, purificando il nostro cuore, riusciamo a fare uscire da noi sentimenti d’amore, di consolazione e conforto per Lui, se, col cuore purificato, riusciamo a seguire le ispirazioni della grazia e compiere azioni buone verso il nostro prossimo, magari bisognoso come il povero Lazzaro o come qualsiasi disperato della terra, Gesù sarà consolato in un membro del suo Corpo Mistico e poi ci dirà: “L’hai fatto a me, oggi stesso sarai con me in Paradiso”.

 

CATEGORIE DI SANTI

            La Chiesa cataloga i Santi in Apostoli, martiri, confessori, pastori e dottori, vergini, in base alla testimonianza che sono stati chiamati a dare.

  • Se avremo il coraggio, in questo mondo deviato spiritualmente e moralmente, di andare contro corrente e testimoniare la verità che ci viene dal Vangelo, Gesù ci considererà Suoi confessori.
  • Se sapremo dare la vita in atti d’amore che mettono a dura prova le nostre forze fisiche e morali, anche se non daremo la vita in maniera violenta, Gesù ci considererà suoi martiri.
  • Se sapremo opporci ad ogni uso illecito della sessualità, in un mondo che ha perso ogni forma di pudore e di ritegno, anche se vivremo onestamente nel matrimonio, Gesù ci considererà Suoi vergini.
  • Se, secondo le nostre possibilità, annunzieremo la Parola di Dio ai bambini, agli adolescenti, ai giovani, agli adulti, sia in qualche forma di ministero secondario: catechista, responsabile di gruppi che fanno cammini di fede o semplicemente rettificando le idee distorte dalla cultura attuale, in ufficio e nell’ambito del nostro lavoro, o semplicemente insegnando ai figli e nipoti le verità della fede, con le parole e con le opere, Gesù ci considererà suoi apostoli.
  • Se sopporteremo le tribolazioni che si presenteranno nel corso della nostra vita, senza lamentarci troppo, senza scagliarci contro Dio, senza nutrire pensieri di suicidio per impazienza di uscire dalla sofferenza, ma metteremo tutte le nostre tribolazioni nel calice di ogni Eucaristia, perché siano santificate e valorizzate per la salvezza dei fratelli, Gesù ci considererà vittime d’amore.

            E Gesù ci prepara un posto tra quelli che, come noi, hanno saputo donare la loro vita in una missione o nell’altra. Non sta a noi scegliere la missione, questa ci viene affidata da Dio fin dal seno materno, ma poi le circostanze ce la rivelano nel corso della vita, noi dobbiamo saperci adattare, ridisegnare, ridimensionare ad ogni evento piacevole o spiacevole che ci accade, e trasformarlo in occasione di merito e di salvezza.

 

LA SANTIFICAZIONE

            Santificarsi non è difficile, è frutto di buona volontà e di grazia di Dio, ma la grazia è sempre a nostra disposizione e la buona volontà dipende da noi.

 

PRIMO AIUTO: LO SPIRITO SANTO

            A volte ci sembra eccessivo il cumulo di sofferenze che si abbatte sopra di noi e ci sembra di non riuscire a portarlo, ma se ricorreremo a Gesù nella preghiera, Egli manderà su di noi il Suo Spirito, che è padre dei poveri, datore dei doni, luce dei cuori, consolatore perfetto, dolce ospite dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. Se chiederemo alla sua luce beatissima di invaderci nell’intimo, sentiremo germogliare come acqua da sorgente la pace anche in mezzo alle tribolazioni. Senza la sua forza all’uomo resta solo il suo nulla e il suo peccato, Lui lava le nostre sporcizie, bagna i cuori arid e li rende fecondi, risana le ferite sanguinanti del cuore. La sua potenza riesce a piegare anche le testardaggini più rigide, a scaldare anche i cuori di ghiaccio a raddrizzare le vie storte. A Lui bisogna chiedere i suoi doni, sotto la sua guida potremo acquistare le virtù divine e anche il dono di una morte santa nella vita beata del cielo e lì cantare la nostra vittoria e inneggiare all’Amore Misericordioso che ci ha salvati per l’eternità.

 

SECONDO AIUTO: LA MADONNA

            Altra forza divina e alleata dei poveri peccatori che siamo noi è la Madonna. La sua intercessione presso il Padre che l’ha creata senza macchia, presso il Figlio che Lei ha generato e presso lo Spirito Santo che l’ha fecondata e quindi è il suo vero Sposo, viene sempre ascoltata. Noi che abbiamo bisogno di misericordia e non abbiamo meriti per ottenerla per giustizia, abbiamo bisogno di buone raccomandazioni e Maria è la creatura perfetta, che può perorare la nostra salvezza, con le motivazioni più valide, tra le quali c’è senz’altro il fatto di essere stata fatta nostra Madre dall’alto della croce dallo stesso Gesù.

            Queste sono le persone che contano in cielo:

  • il Padre buono, che però è anche giudice sommo,
  • il Figlio nostro Redentore, che può presentare le sue piaghe a riscatto dei nostri peccati,
  • lo Spirito santo, che ama stringere relazioni d’amore tra Dio e i suoi figli,
  • la Madonna, nostra Madre tenera e misericordiosa
  • e poi anche i santi,  che sono potenti intercessori presso Dio, se invocati, possono, avere compassione di noi che ci roviniamo con le nostre scelte stolte e intercedere per la nostra salvezza.
  • I nostri morti, che magari dopo un tempo di purificazione sono stati ammessi a godere Dio, anch’essi pregano per noi, perché li possiamo raggiungere nel Paradiso.

            Questa è la Chiesa trionfante che già gode Dio e ama di amore perfetto

            La Chiesa purgante, prega anch’essa per noi ma ha anche bisogno delle nostre preghiere per purificarsi più in fretta e poterci aiutare meglio.

            E infine c’è la Chiesa militante, che è formata da noi che siamo ancora su questa terra a decidere della nostra salvezza eterna. Anche noi possiamo pregare gli uni per gli altri e offrire sacrifici per chi vediamo nella tribolazione o nel pericolo di perdersi eternamente.

 

            Tutto questo cumulo di grazie fatto di:

  • Parola di Dio,
  • di Comandamenti che ci indicano il bene e il male,
  • di sacramenti, che ci purificano, ci santificano e ci uniscono a Dio
  • di fratelli in cielo e in terra, che zelano per la nostra salvezza,
  • l’esempio vivo di Gesù, di Maria e dei santi…

sono le risorse messe a nostra disposizione per vivere secondo Dio e santificarci. I santi sono coloro che hanno accolto la misericordia di Dio, si sono lasciati salvare da essa e ora desiderano stimolarci con il loro esempio a non attardarci in sentimenti deprimenti, ma, sia pure nel dolore, c’invitano a guardare in Alto da dove viene la nostra salvezza e pregare, lottare, offrire per ottenerla e godere poi con loro nel Regno di Dio.

            Non ci manca nessuna grazia. E allora:

 

BUONA SANTIFICAZIONE!

 

QUESTIONARIO PER L’APPROFONDIMENTO PERSONALE:

 

    1. All’orizzonte della tua vita, vedi la beatitudine eterna nel regno di Dio?
    2. Vuoi davvero orientarti  a vivere secondo Dio, nella fraternità, nella carità, nell’amore?
    3. Conosci tutti i mezzi a tua disposizione per raggiungere questo fine così importante?
    4. Cosa pensi di poter fare per migliorare te stesso e progredire nel cammino di perfezione?
    5. C’è qualche disordine nella tua vita, che rischia di farti mancare l’obiettivo della beatitudine ?
    6. Conosci il tuo difetto dominante? Per contrastarlo dovrai vincere te stesso. Vuoi impegnarti?
    7. Il Signore sta preparando per te un posto. Immagini in quale categoria ti assegnerà?
    8. In Paradiso, pur avendo un posto assegnato, avremo possibilità di azione inimmaginabili. Vivremo nell’eterna novità, superiore ad ogni nostra aspettativa, impegniamoci per conquistarlo. L’Amore Misericordioso di Dio ci ha facilitato il cammino. Seguiamolo.

     

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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