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DICEMBRE 2015

     

 

PERDONATI DALLA MISERICORDIA

 

            Il Perdono è invenzione divina ed è opera divina, prova ne sia che noi non sappiamo perdonare: una minima offesa ci resta stampata dentro per tutta la vita. E anche se perdoniamo, nel senso che non ci vendichiamo, non riusciamo a ridare fiducia alla persona che ci ha deluso con il suo comportamento.

            Solo Gesù, come ha detto a Madre Speranza: “Perdona, dimentica e non tiene il conto di quante volte ha già perdonato. E questo perché il suo amore è più grande dell’offesa ricevuta.

            Stupisce pensare che Davide viene considerato Santo Re Davide dopo il peccato di adulterio, di inganno, di seduzione e infine di omicidio! Noi non avremmo più dato nessuna fiducia a Davide e lo avremmo disautorato. Anche oggi quando sentiamo di persone che hanno commesso delitti, gridiamo allo scandalo e li vorremmo fuori dal consorzio umano.

            Ecco come la bibbia ci racconta il peccato di Davide:

                   

PECCATO DI DAVIDE (2Sam 11:1-17)

 

L'anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: «È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa.

La donna concepì e fece sapere a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l'Hittita». Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!». Davide disse ad Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.

La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l'Hittita.

 

E’ indubbio: Davide ha commesso peccato grave, anzi più peccati gravi: seduzione verso Betsabea, adulterio, inganno, abuso di autorità, seduzione verso Uria, programmazione dell’omicidio. Non c’è dubbio: noi, come minimo lo avremmo deposto dal suo ufficio e lo avremmo relegato in un carcere a vita. E la giustizia avrebbe confermato la nostra decisione.

 

COMPORTAMENTO DI DIO

 

            Dio, al contrario, non pensa di dargli l’ergastolo ma gli manda il profeta Natan perché rifletta ed esca dalla schiavitù della sessualità, che lo ha sedotto ed ha reso ottuso il suo senso spirituale. Dio, attraverso Natan lo riporta alla sua miserabile verità. La cosa più importante, per ogni peccatore, è riconoscere la propria verità:

 

 Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui».

Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti.  Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole». (2Sam 12:1-12)

 

CONVERSIONE DI DAVIDE

 

            Davide, comunque, tornato in sé si pente e chiede perdono.

            Bel pentimento! diremmo noi. Ma Dio vede il suo cuore contrito e umiliato e lo perdona. Subirà le conseguenze insite nel peccato: il bambino morirà, ma Dio non lo disautorizza nonostante la prova della sua fragilità sia stata grande. Lo stesso pentimento, lavorerà il cuore di Davide e, nell’umiltà lo santificherà. La stessa cosa succederà a Pietro per il suo momento di fragilità che lo porterà a rinnegare Gesù.

            Ma sia nel pentimento di Davide che in quello di Pietro c’è un elemento che muove il Cuore di Dio al perdono, ed è LA CONTRIZIONE.

            La contrizione è il dispiacere di aver peccato non per esserci degradati, di aver deluso gli altri, di aver perso di stima nei loro riguardi, al limite neanche di aver dato scandalo, quanto di aver offeso Dio infinitamente buono e amabile.

            Davide ha consegnato il suo pentimento al famoso salmo 50, in cui dice: “Contro di Te, contro Te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto” e anche al salmo 37, meno conosciuto, che riporto per intero:

 

Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, non punirmi nella tua ira.

Le tue frecce mi hanno trafitto,su di me è scesa la tua mano.

Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.

Le mie iniquità hanno superato il mio capo, come carico pesante mi hanno oppresso.

Putride e fetide sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza.

Sono curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno.

Sono torturati i miei fianchi, in me non c'è nulla di sano.

Afflitto e sfinito all'estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore.

Signore, davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito a te non è nascosto.

Palpita il mio cuore, la forza mi abbandona, si spegne la luce dei miei occhi.

Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza.

Tende lacci chi attenta alla mia vita, trama insidie chi cerca la mia rovina. e tutto il giorno medita inganni. Io, come un sordo, non ascolto e come un muto non apro la bocca;

sono come un uomo che non sente e non risponde.

In te spero, Signore; tu mi risponderai, Signore Dio mio.

Ho detto: «Di me non godano, contro di me non si vantino quando il mio piede vacilla».

Poiché io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena.

Ecco, confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato.

I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo,

mi pagano il bene col male, mi accusano perché cerco il bene.

Non abbandonarmi, Signore,Dio mio, da me non stare lontano;

accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza.

 

Davide si appella alla bontà di Dio, si fida di ciò che è Lui e sa che il Suo Cuore è immenso. Lui, nonostante la sua fragilità di fronte alla tentazione, ama Dio e quando si accorge di averlo gravemente offeso, piange e geme davanti a Lui.

            La vera contrizione del cuore ci ottiene il perdono prima ancora di averlo confessato ed aver ottenuto l’assoluzione.

            Dio è un grande restauratore ed è capace di fare meraviglie con ogni brandello di vita che gli venga messo in mano dal pentimento sincero

            Noi ragioniamo umanamente, con una visione stretta e non vorremmo che venissero alla luce le nostre fragilità e i nostri peccati, per non perdere la stima degli altri, Dio, invece, non si meraviglia delle nostre fragilità ed è disposto al perdono purché veda che il pentimento sta lavorando il nostro cuore e lo sta svuotando della sua falsa idea di superuomo infallibile.

            L’umiltà ci dovrebbe appartenere, ma di solito essa si acquista accettando le umiliazioni che non ci piacciono.

            Cercare di penetrare nel Cuore di Dio è impossibile, è un abisso senza fondo ma certo: mentre per noi l’errore dell’altro è un blocco, una sorta di fermo che incasella la persona in un loculo senza uscita, per Dio anche i loculi si possono aprire, come si è aperto quello di Gesù e dar luogo alla risurrezione.

E’ bello pensare che Dio vuole tirarci fuori anche dai nostri loculi per farci sperimentare la risurrezione. E’ entrato Lui in un loculo, per permettere a noi di uscirne! L’importante è che la persona riconosca la sua situazione, si faccia piccola e protenda le sue braccia verso di Lui. Nessuno può cadere più in basso della mani di Dio, dice Madre Speranza: “Anche la persona che fosse caduta nel più profondo abisso di peccati può salvarsi, perché anche là la seguono l’Amore e la Misericordia del suo Dio”.

            Se Dio non si fosse inventato il perdono, chi di noi potrebbe ancora sperare nella possibilità di godere l’immortalità nella gloria?

 

LA RIPARAZIONE

 

            Non ci sono peccati che Dio non perdona, ma certo non è senza dolore che Egli perdona. Ogni nostro peccato crocifigge il Figlio di Dio, ogni nostro peccato oscura il cielo come nel Venerdì Santo, ma quando Gesù ripete al Padre: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” Lui accetta il sacrificio del Figlio e per il povero peccatore perdonato è Pasqua!

            Ed è Pasqua anche per Gesù, per il Padre e per lo Spirito Santo.

            Ma quanto dolore costiamo al Cuore della Trinità! Il Padre soffre la morte del Figlio, il Figlio subisce il sacrificio riparatore e lo Spirito Santo rigenera il peccatore nel Sangue dell’Agnello. E tutto questo per ogni creatura! E Gesù continua a stare di fronte al Padre, come vittima riparatrice, per ottenerci l’assoluzione in cambio del Suo Sangue!

            E’ bene che anche noi peccatori c’impegniamo a riparare i nostri peccati, come fece Zaccheo, che restituì di soldi rubati, come fece Agostino, che si prese cura del bimbo avuto dalla cameriera, come fece la Maddalena, che pianse il suo peccato e seguì Gesù fino al Calvario e poi al sepolcro. Ogni tipo di peccato si ripara con la virtù contraria: la lussuria con la castità, il furto con la restituzione, la menzogna con la verità, lo scandalo con la ritrattazione, ecc.

 

LA CONFESSIONE O RICONCILIAZIONE

 

            Che grande dono la confessione! Essa davvero apre i loculi in cui ci eravamo chiusi con il peccato e ci fa sperimentare la risurrezione. E per ogni risurrezione si fa festa in cielo e si fa festa nel santuario dell’anima che ha ottenuto il perdono! Ma spesso viene vissuta come un peso, perché ci obbliga ad aprire il nostro sepolcro ad un uomo come noi, e non vogliamo pagare neanche il peso di questa piccola umiliazione!

            Perché mai Dio “In questi tempi difficili e di lotta per la Chiesa”, sono parole di Gesù dette a Madre Speranza, si rivela come Amore Misericordioso?

            Sicuramente per insegnarci come si ama. Lui è il vero modello di amore e ci fa capire con il suo esempio che se si ama si è disposti anche a dare la vita per la persona amata. La vita si può donare anche nella ferialità di una esistenza non sempre soddisfacente e spesso mortificante. Se la persona amata è a sua volta amante, il compito è facile perché gratificato dalla risposta amorosa, Ma se la persona amata, sedotta dal maligno, tradisce, offende, umilia, ci depreda di tutti i nostri beni, compresa la vita, … per rimanere nell’amore, si deve dilatare il cuore per accogliere un amore più grande del peccato della persona amata ma infedele, perché solo un amore più grande può vincere la malizia e restituirci il nostro vero bene, che è la persona stessa, risanata dal suo male e restituita al nostro Amore. Questa sofferenza, unita a quella di Cristo, è riparatrice e redentrice.

Questo amore che vince il male è quello di Dio, che noi possiamo accogliere e rendere operoso solo se ci liberiamo da ogni amore per noi stessi e amiamo la persona più di noi stessi. “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. (Mt 16:25)

 

QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO PERSONALE:

 

  1. Tu hai fatto esperienza del perdono di Dio?
  2. Hai ripetuto con Davide: “Contro di Te, contro di Te ho peccato”, cioè hai sperimentato una vera contrizione per aver offeso Dio?
  3. Ti sei sentito cercato da Dio, come Adamo ed Eva, come Davide, come Agostino?
  4. La tua esperienza di peccatore l’hai messa nelle mani di Dio, perché ti restaurasse l’anima?
  5. Il fatto di essere stato perdonato ti ha reso più misericordioso verso i fratelli peccatori come te?
  6. Sei ancora rigido nel giudicare gli altri o provi a dilatare il cuore, come fa Gesù, quando il peccato altrui ti umilia e ti offende?
  7. Capisci di avere qualche trave davanti agli occhi, che non ti permette di vedere le persone nella loro verità ma te li fa vedi deformati dal tuo pregiudizio?
  8. Gesù ha raccontato anche la parabola del debitore spietato che, perdonato di un enorme debito, non fu capace a sua volta di perdonare un piccolo debito ad un suo amico. Senti che ti riguarda?
  9. La prima esigenza per una vera conversione è fare la nostra verità. Cerchi di abbassare tutte le maschere per vederti nella verità, come ti vede Dio?
  10. Ringrazi il Signore ogni volta che prende su di sé i tuoi peccati, li ripara e, attraverso il confessore, ti assolve?  

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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