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NOVEMBRE 2013

     

SECONDO PASSO: ALLONTANARSI DAL PECCATO

            Abbiamo visto come la Madre Speranza fin dall’inizio della sua esperienza mistica, viene guidata da Gesù stesso ad aspirare a maggiore perfezione e ad impegnarsi a fargli uno spazio sempre maggiore dentro di Sé. E’ chiaro che Gesù non vuole concorrenti e non vuole coabitare con un io troppo invadente, né con la mentalità del mondo, tanto meno vuole avere connivenze con il maligno, ma quest’ultimo non era il caso di Madre Speranza.

            La Madre s’impegna: l’io piano piano fa spazio a Dio, ma Gesù è esigente e sembra che non abbia voglia di perdere il tempo. Non aspetta, infatti, che la Madre sia perfetta per rivelarsi a lei, ma le dà le occasioni perché lei possa raggiungere la sensibilità necessaria per poterla rendere profeta del suo Amore Misericordioso: Le fa sperimentare la passione.

            Ma questa grazia, questo dono che il Signore ha dato a tante anime che avevano una missione importante nella Chiesa, la Madre la vive ponendo l’attenzione soprattutto a come Gesù reagisce agli ingiusti tormenti a cui viene sottoposto:

5 Aprile 1928 Questa notte Gesù mi ha invitato a provare un po’ i dolori e le angosce della sua passione, dicendomi che da questa ho molto da imparare per unirmi più a Lui. Così abbraccerò con gioia la sua divina volontà e svolgerò volentieri il lavoro che mi attende.

            Questa notte, come mai, ho provato i dolori e le angosce della passione del buon Gesù. Ciò che più mi ha impressionato e fatto soffrire, è stato quando si sono riprodotti in me, in un modo misterioso che non so spiegarle, i terribili effetti di tristezza, abbattimento e sfinimento che assalirono il buon Gesù nell’orto.

            Colui che, dimentico di se stesso, si sacrificò continuamente per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini, in questi momenti si vede solo, abbattuto, vicino alla sua passione e abbandonato, apparentemente, perfino da suo Padre e da ogni umana consolazione. Lì, tra le tenebre della notte, caricato delle nostre ingratitudini, attende serenoma oppresso da angosce mortali – il figlio amato che dovrà consegnarlo. Che orrore e tormento ha provato il mio cuore davanti a questa visione, padre mio!

            Non so se mi inganno, ma sento di amare il buon Gesù più di prima. Ci sono momenti nei quali mi sembra che la mia anima venga attirata da Lui, staccata dalle cose che non sono Lui e con un ardente desiderio di soffrire con Lui. Con ansia attendo il momento nel quale mi chiederà quel lavoro particolare che, aiutata da Lui, vuole da me.

            Che lavoro sarà? Mi creda, padre, non desidero altro che far contento il buon Gesù, sottomettendomi in tutto e per tutto alla sua divina volontà. Chieda al buon Gesù la grazia che io non desideri mai altro che la sua volontà.(Dal Diario della Madre)

 

            La Madre sicuramente era stata prevenuta dalla grazia e sostenuta dalla sua buona volontà e non doveva staccarsi dal peccato mortale, ma da lei il Signore voleva un’intimità maggiore e perciò si rivelava a lei come lo sposo si rivela alla sposa.

            Per noi il cammino è forse più graduale, noi possiamo anche essere caduti nel peccato grave e quindi può essere necessario mettere ordine nella nostra vita. L’abbiamo visto in S. Agostino e in tanti altri santi che invece dovevano risalire da profondità di male molto umilianti, ma Dio lavora l’anima di buona volontà con costanza.

            “Non dimentichiamo che uno dei principali ostacoli per camminare nella perfezione è l’irriflessione; ci lasciamo trascinare dall’impulso del momento, dalla passione, dall’abitudine e dal capriccio. Dobbiamo fermarci a considerare prima di agire e vedere se ciò che stiamo per fare è  gradito a Dio, se ciò che ci muove ad agire è il Suo amore, il desiderio della sua gloria o della nostra, se siamo attaccato all’onore, alla vanità, ecc. Teniamo ben presente che l’ansia febbrile è un grande ostacolo per camminare nella santità, perché produce una tensione molto forte e consuma inutilmente corpo e anima e ci espone a deviare verso il male, è necessario che compiamo l’importante lavoro della nostra santificazione con riflessione, calma e moderazione”.          

            E’ bene aspirare alla santità con entusiasmo, persuasi che se veramente lo desideriamo possiamo, con l’aiuto di Gesù, riuscirci come ci sono riusciti tanti santi, che come noi lavorarono e ci arrivarono. La cosa più efficace per avanzare nella santità è accettare con allegria e di cuore tutte le pene e le croci che Dio crede bene inviarci, persuasi che le tribolazioni e le sofferenze sono una vera prova che Dio ci ama e desidera purificare le nostre anime.

            Per avanzare nella perfezione necessario:

  • purificare le nostre anime dai propri peccati e dai cattivi affetti,
  • procurare per mezzo dell’orazione un’unione più intima con Dio,
  • sforzarci per diminuire le mancanze di fragilità,
  • procurare di esercitarci nella virtù dell’umiltà” (Madre Speranza Bilancio).

 

In questo lavoro l’anima è aiutata dalla grazia, è Dio che insegna l’anima a camminare:

 

            “Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro…. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare… Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele?... Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione”. (Osea 11:1-8)

 

            Ma mentre l’anima fa i primi passi, inciampa e cade; ma se, nonostante la lotta, le suggestioni negative, le fantasie allettanti, l’anima riesca ad orientare la volontà nell’alveo dei comandamenti, si può dire che si sta allontanando dal male e sta progredendo verso il bene.

            Nei momenti in cui Dio prova a far camminare l’anima con i suoi piedi, si può avvertire paura e sgomento: è la cosiddetta “notte dei sensi”. Viene meno il fervore sensibile, tutto diventa più difficoltoso, la preghiera pesa, si vuole solo sfogare la propria angoscia, ma anche questa è preghiera. I salmi, preghiera per eccellenza, tanto è vero che la Chiesa li considera la sua preghiera ufficiale, esprimono tutti i sentimenti dell’animo umano. Anche il proprio peccato si può trasformare in preghiera.

            Davide, quando il profeta Natan gli fece prendere coscienza del suo peccato, si rivolse a Dio con questa preghiera:

             "Da questo profondo abisso, dove Io-Umanità sono caduto, grido a Te, Signore. Ascolta la voce di chi si guarda e sospira, e non chiudere il tuo udito alle mie parole. Orrore è il vedermi, o Dio. Orrore io sono anche agli occhi miei! E che sarò agli occhi tuoi? Non guardare alle mie colpe, o Signore, perché altrimenti io non potrò resistere innanzi a Te, ma usa su me la tua misericordia. Tu l'hai detto: 'Io Misericordia sono'. Ed io credo alla tua parola. L'anima mia, ferita ed abbattuta, confida in Te, nella tua promessa, e dall'alba a notte, dalla giovinezza alla vecchiaia io spererò in Te".

            Colpevole di omicidio e di adulterio, riprovato da Dio, ben ottiene Davide perdono, dopo aver gridato al Signore: "Abbi pietà non per mio rispetto ma per onore della tua misericordia, che è infinita. E per essa cancella il mio peccato. Non vi è acqua che possa lavare il mio cuore se non è presa nelle acque profonde della tua santa bontà. Con essa lavami della iniquità mia e purificami dalla mia sozzura. Non nego d'aver peccato. Ma anzi io confesso il mio delitto e come un testimonio accusatore la colpa mi è sempre davanti. Ho offeso l'uomo nel prossimo e in me stesso, ma di avere peccato contro Te particolarmente mi dolgo. E questo ti dica che riconosco che Tu sei giusto nelle tue parole e temo il tuo giudizio che trionfa su ogni potenza umana. Ma considera, o Eterno, che in colpa sono nato e che peccatrice fu chi mi ha concepito, e che pure Tu tanto mi hai amato da giungere a svelarmi la tua sapienza ed a darmela per maestra nel comprendere i misteri delle tue sublimi verità. E se tanto hai fatto, devo temere di Te? No. Non temo.    Aspergimi coll'amaro del dolore e sarò purificato. Lavami col pianto e diverrò come neve alpina. Fammi sentire la tua voce ed esulterà il tuo servo umiliato, perché la tua voce è gioia e letizia anche se rampogna. Volgi il tuo volto ai miei peccati. Il tuo sguardo cancellerà le mie iniquità. Il cuore che Tu mi hai dato mi fu profanato da Satana e dalla mia debole umanità. Creami un nuovo cuore che sia puro e distruggi ciò che è corruzione nelle viscere del tuo servo, perché regni solo in lui uno spirito retto. Ma non mi scacciare dalla tua presenza e non mi levare l'amicizia tua, perché solo la salute che da Te viene è gioia per l'anima mia, e il tuo spirito sovrano è conforto dell'umiliato. Fa' che io divenga colui che va fra gli uomini dicendo: 'Osservate quanto è buono il Signore. Andate sulle sue vie e sarete benedetti come io lo sono, io aborto dell'uomo e che ora torno figlio di Dio per la grazia che rinasce in me'. E a Te si convertiranno gli empi. Il sangue e la carne ribollono e urlano in me. Liberami da essi, o Signore, salvezza dell'anima mia, ed io canterò le tue lodi.

            Non sapevo. Ma ora ho compreso. Non un sacrifizio d'arieti Tu vuoi, ma l'olocausto d'un cuore contrito. Un cuore contrito e umiliato ti è più gradito di arieti e montoni, perché Tu per Te ci hai creati, e vuoi che noi di ciò ci ricordiamo e ti rendiamo ciò che è tuo. Sii a me benigno per la tua grande bontà e riedifica la mia e tua Gerusalemme: quella di uno spirito purificato e perdonato sul quale possa venire offerto il sacrificio, l'oblazione e l'olocausto per il peccato, per il grazie e per la lode. Ed ogni mio nuovo giorno sia un'ostia di santità consumata sul tuo altare per salire coll'odore del mio amore sino a Te".

(Dal “Vangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta).

            Nello stato di purificazione l’anima s’interroga non solo sul peccato ma sulle possibili cause della perdita del fervore sensibile: controlla se è stata lontano dalle tentazioni, se ha frequentato persone che potevano indurla al peccato, se ha coltivato la presenza di Dio, se ha amato i fratelli servendoli per amore.

            Tutto questo lavorio non è inutile, è una sorta di esercizio di autocontrollo che va a rafforzare la sensibilità dell’anima.

 

LOTTA CONTRO GLI SPIRITI MALIGNI

            Quello che l’anima forse non pensa in questa fase del suo cammino sono i primi nemici di Dio e dell’uomo e cioè gli spiriti maligni. Madre Speranza ne sa qualcosa:

            “Non dimentichiamo che la lotta per camminare nella santità non è solamente contro la carne e il sangue, ma anche contro gli spiriti maligni; la Divina Provvidenza permette che siamo tentati dal demonio, in forza del principio generale che Dio governa le anime non solo direttamente, ma anche per mezzo delle cause seconde, lasciando alle creature una certa libertà di azione; però ci avvisa perché stiamo attenti, e ci manda i suoi angeli, specialmente il nostro Angelo Custode perché ci difendano; potendo sempre contare anche con il grande aiuto della SS. Vergine e con il potente aiuto che Egli stesso ci dà continuamente perché trionfiamo sul demonio, ci confermiamo nella virtù e acquistiamo meriti per il cielo.

            Questo meraviglioso modo di procedere di Dio ci mostra il grande valore della nostra salvezza e santificazione, giacché in esso pone tutto il suo interesse il cielo e l’inferno e così si scatenano battaglie tanto dure attorno alla nostra anima e anche dentro di essa.

            E’ certo che la battaglia è dura, però non è meno certo che il demonio non può mai agire direttamente sopra le nostre facoltà superiori ossia, sull’intelligenza e la volontà che Dio ha riservato per Sé come suo santuario: solo Lui può penetrare fino in fondo alla nostra anima, e muovere la nostra volontà senza farci violenza. Il potere del demonio si estende solamente sopra il corpo, sopra i sensi esterni e interni, in particolare sopra l’immaginazione e la memoria, come pure nelle passioni che risiedono nell’appetito sensitivo; solo in questo modo può intervenire indirettamente sopra la nostra volontà, che in vari modi viene sollecitata dalla sensibilità a dare il suo consenso; però questa ancora resta sempre libera di acconsentire o di resistere alla passione.

            D’altra parte quantunque il potere del demonio sia tanto intenso sopra le nostre facoltà sensibili e sopra il corpo, questo potere è anche limitato da Dio, che non gli permette di tentarci né di tormentarci oltre le nostre forze; se confidiamo umilmente in Dio e invochiamo il suo aiuto, possiamo essere certi della nostra vittoria nell’impresa della santificazione.

            Non dobbiamo credere che tutte le tentazioni che sopravvengono sono opera del demonio, perché molte volte sono provocate dalla nostra concupiscenza, eccitata dalle abitudini passate e dalle imprudenze presenti: è cosa ben difficile conoscere quando la tentazione è diabolica, giacché basta la nostra concupiscenza per tentarci fortemente; però senza dubbio possiamo dire che, quando la tentazione è repentina, violenta e dura, il demonio ha buona parte in essa.

            Il mezzo più efficace contro le tentazioni diaboliche è l’orazione umile e confidente, perciò umiliamoci davanti a Dio e confessiamo che non possiamo vincere senza il suo aiuto; così, pieni di confidenza, ci rivolgiamo a Lui sperando nella efficacia della sua grazia.

            Dobbiamo tener ben presente che il demonio si fa sempre forte con il debole e molto debole con il forte e che la nostra forza sta nell’orazione e nell’unione intima con Dio.

            Uniti al Buon Gesù camminiamo attraverso questo esilio lottando con il demonio, con il mondo e la concupiscenza, certi che questa lotta ci consolida nella vita soprannaturale e ci dà modo di avanzare in essa. (Bilancio di Madre Speranza)

            Da quanto ci ha detto la Madre possiamo desumere che i nemici dell’uomo sono 3:

  • Il demonio,
  • il mondo corrotto,
  • il nostro io.

            In tutto questo lavorio interiore Dio c’insegna a camminare ma non ci abbandona e ci dona gli aiuti necessari per vincere. E’ la cosiddetta GRAZIA SANTIFICANTE che ci comunica quel tanto di forza per vincere, senza violentarci, per non toglierci il merito della lotta e della vittoria, è un dolce stimolo che ci trattiene sull’orlo del precipizio, impedendoci di cadervi.

            “La grazia di Cristo è il dono gratuito che Dio ci fa della sua vita, infusa nella nostra anima dallo Spirito Santo per guarirla dal peccato e santificarla. È la grazia santificante o deificante, ricevuta nel Battesimo. Essa è in noi la sorgente dell'opera di santificazione:

            «Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo» (2 Cor 5,17-18). La grazia santificante è un dono abituale, una disposizione stabile e soprannaturale che perfeziona l'anima stessa per renderla capace di vivere con Dio, di agire per amor suo. Si distingueranno la grazia abituale, disposizione permanente a vivere e ad agire secondo la chiamata divina, e le grazie attuali che designano gli interventi divini sia all'inizio della conversione, sia nel corso dell'opera di santificazione”. (Dal Catechismo della Chiesa cattolica 1999-2000)

 

INNAMORATI DI DIO      

            In realtà il cammino spirituale è un vero innamoramento dell’anima con Dio. L’anima gli appartiene, e perciò non vuole concorrenti.

            La coppia che vive questo rapporto intimo con Dio, saprà amarsi in maniera molto più generosa, perché la casa diventerà il laboratorio dove si fanno i santi, quindi ogni difficoltà, ogni inconveniente, ogni occasione di mortificare il proprio io a vantaggio degli altri membri della famiglia, diventerà l’occasione propizia per  poter perfezionare il dono di sé e allora tra i membri della famiglia si instaurerà una sorta di gara a chi prima si accorge di poter sacrificare se stesso a vantaggio dell’altro.

            Non dobbiamo pensare che la santificazione è per gli addetti ai lavori, la santificazione è la sete segreta di tutte le anime, di tutti i cuori, è l’anelito interiore a cui non sappiamo dare un nome, ma che sentiamo dentro di noi. A questo era giunta la Madre:

            “Figli miei, giacché Gesù si è degnato di chiamarci nella famiglia dell’Amore Misericordioso, diciamogli molte volte al giorno: “Gesù mio, aiutami perché ti possa dare quanto mi chiedi e che in tutti i momenti della mia vita io non faccia altro che la tua divina volontà. E’ certo che sono molto povero, però quanto sono felice, Gesù mio, di possedere:

  • una libertà per offrirtela,
  • un cuore per amarti,
  • un’intelligenza per occuparmi di Te,
  • una voce per parlare di Te ai miei fratelli,
  • sensi per sacrificarli per Te,
  • un corpo per sottometterlo a tutte le sofferenze che Tu voglia mandarmi,
  • un tempo più o meno lungo per servirti per mezzo dell’esercizio della carità e infine
  • un’eternità per amarti ininterrottamente.

            E a questo posso aggiungere la consolazione di fare in modo che i bambini ti conoscano e si abituino a vedere sempre al loro lato un tanto buon Padre sia nelle tribolazioni che nelle allegrie. Sforziamoci, figli miei, per far conoscere ai nostri fratelli quanto è costato a Gesù la gloria che ci ha preparato. Quante lacrime dai suoi occhi! A quante sofferenze sottomise il suo delicato corpo e quanti tormenti alla sua anima! Quanti dolori, figli miei, per ritrovare la pecorella smarrita, per ricuperare il figlio prodigo, cioè l’uomo peccatore! Per lui Egli, Dio, si incarna, soffre e muore su una croce. (Madre Speranza “El Pan 2”, N° 81)

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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