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GENNAIO 2014

 

DELICATEZZA DI COSCIENZA

                   

            Il Signore più di una volta ha invitato la Madre alla dolcezza, ad usare modi delicati anche nel correggere le suore. Nelle esortazioni ci diceva che dal momento in cui ci siamo consegnati a Gesù, siamo tenute a migliorare anche il nostro modo di comportarci, evitando parole grossolane, risate sguaiate, incedere troppo disinvolto improprio di religiose che sempre devono edificare il popolo di Dio anche con il comportamento modesto, raccolto, ecc… Scriveva, infatti, nelle costituzioni:

            “Senza una fede viva e soprannaturale, è molto difficile la pratica della vera carità. Pertanto ogni religiosa veda in ogni consorella un’anima suggellata con l’immagine di Gesù e nobilitata con l’altissima dignità di sua sposa.

            Le religiose formano una famiglia distinta e perciò debbono evitare nelle parole, modi, sentimenti, tutto ciò che è grossolano e volgare; siano amabili nel tratto, compiacendosi mutuamente in quello che non sia offesa di Gesù, usando buone forme al chiedere o negare qualcosa, lo stesso che al comandare; nessuna chiami un’altra per motti o soprannomi, né dia del “tu”.

            La carità interpreta favorevolmente le azioni, le guarda con occhi semplici e retti, scusando l’intenzione, quando non può giustificare l’azione; soffre disprezzi, offesa, non mormora, non reagisce.

            Formando tutte le suore una Famiglia, si soccorreranno mutuamente nelle necessità, si consolino nelle tristezze e si rallegrino del bene. Quando alcuna conosca di aver offesa, rattristata o mortificata un’altra, sia pronta a riparare, a darle soddisfazione completa, chiedendo umilmente perdono.

            Le suore evitino diligentemente i giudizi temerari, i sussurri, i pettegolezzi; giammai si deve ascoltare ciò che si dice contro il prossimo, molto meno comunicare quello che contro di esso si è udito, poiché questo è seminare zizzania nel campo della Religione che deve essere campo di pace, di vero amore. Vigilino i superiori con santo zelo contro questa peste della comunità”.

(Costituzioni delle EAM).

GESU’ CI FA PERSONE DISTINTE

 

            Ovviamente il cammino alla sequela di Gesù è una scuola di ingentilimento della persona. Infatti, seguendo Gesù la persona si raffina, diventa più attenta, più delicata, meno grossolana; dà senso a quello che fa, non agisce “a casaccio”, riesce pian piano a valorizzare tutto quello che fa, non parla per dar fiato alla bocca, ma fa passare le sue parole per la mente e per il cuore, perché non feriscano nessuno, ma fa tutto nella semplicità di chi esprime semplicemente se stessa, perché Dio l’ha cambiata nell’intimo. Ognuno può dare solo quello che ha: chi ha purificato il cuore, attraverso un cammino di attenzione a Gesù nella sua presenza mistica o nel mistero che il fratello racchiude, non ha bisogno di assumere atteggiamenti virtuosi, è virtuoso ed esprime semplicemente se stesso nella sua verità e nella sua libertà.

            Veramente Gesù fa opera si promozione umana, innalza l’uomo ad una dignità che il mondo arrogante, volgare, grossolano, trasgressivo, ironico, cinico, burlone e a volte cattivo, non sa dare, perché non conosce la finezza della persona nobile.

            La Madre ci dice che siamo una famiglia distinta non per natali ma perché Gesù ci ha inseriti nella sua intimità e come tali dobbiamo avere educazione, gentilezza, tratto cortese, signorilità, perché se le famiglie nobili educavano così i loro rampolli ai modi cortesi, a maggior ragione noi che per la misericordia divina siamo state chiamate ad essere spose del Re dei re.

            “È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo”. (Ef 4:11-13)

                    Il nucleo centrale della nostra formazione in rapporto al carisma consiste nel formarci un cuore capace di tenerezza e di accoglienza misericordiosa verso tutti e in modo particolarissimo verso chi è più bisognosa.

            Dobbiamo imparare a non giudicare nessuno assumendo un atteggiamento di ascolto, di rispetto, di profonda stima di fronte a quanto c’è in ogni uomo, per quanto egli stesso, nell’intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi personali più profondi ed importanti.

            L’educazione alle virtù umane e cristiane è orientata a questa crescita nella carità misericordiosa, che diventa il principio unificante e il criterio abituale di verifica di tutto il nostro essere ed agire.

            Dobbiamo raggiungere una sensibilità capace di intuire, con fede e con saggezza di cuore, le situazioni di maggiore bisogno, in modo da essere sempre più pronte nell’intervenire con disponibilità gratuita e fedele. (Costituzioni EAM N° 78)

 

DOMINIO DELLE PASSIONI

 

                    Mansuetudine, cortesia sincera, gentilezza sono le caratteristiche di un cuore delicato, di una coscienza vigile, di una carità misericordiosa.

            Queste caratteristiche possono essere acquisite con l’impegno a diventare simili a Gesù, perfetto come Dio e come uomo, per il dominio che esercitava anche sulle sue passioni.

            “Non dobbiamo farci illusioni di poter camminare per lungo tempo nella perfezione senza commettere nessun peccato che ritardi il nostro progresso spirituale; ciò è impossibile a meno che Dio ci conceda, per uno speciale privilegio, la fortuna di poter evitare tutti i peccati veniali. Ciò che sta in nostro potere, sempre aiutati dal Buon Gesù, è l’essere molto attenti per diminuire i peccati veniali deliberati ed anche diminuire il numero delle mancanze di fragilità, ma per questo è assai necessario che preghiamo e che alimentiamo in noi il vivo desiderio d perseverare nella nostra vocazione e di crescere sempre più nella santità, sempre per la maggior gloria di Dio.

            Con molta frequenza si sente dire, perfino da persone religiose, che le passioni sono cattive e che pertanto si devono estirpare. Se ben riflettiamo, vedremo che non è così giacché niente di ciò che Dio ha posto nella natura umana è cattivo.

            Pensiamo che il Buon Gesù ebbe passioni e molto ben ordinate; Egli amò non solo con la volontà, ma anche con il cuore; pianse per Lazzaro e per Gerusalemme ingrata; si lasciò prendere da santa ira con i venditori del Tempio; soffrì timore, tristezza ed avvilimento; ma ebbe sempre quelle passioni sottomesse al dominio della volontà e le subordinava al suo Padre.

            Però quando le passioni sono disordinate producono gli effetti più perniciosi ed è necessario mortificarle e disciplinarle. Le passioni disordinate accecano l’anima perché tendono al proprio difetto con impeto, senza consultare la ragione, lasciandosi guidare solo dall’affetto o dal piacere e in questo sta l’elemento perturbatore, che inclina a giudicare falsamente e ad oscurare la retta ragione. L’appetito sensitivo è cieco per natura e sarebbe cieca l’anima che si lasciasse guidare da esso, invece di lasciarsi dirigere dal dovere.

            Teniamo ben presente che quando l’anima cede alle passioni, si unisce alle creature, perde la sua dignità, contrae la malizia loro e le loro bruttezze ed invece di essere fedele immagine di Dio, diventa l’immagine delle cose alle quali si è affezionata.

            Se davvero desideriamo camminare nella perfezione, dobbiamo essere molto attenti con le nostre passioni e non dimenticarci che basta un solo desiderio disordinato per rendere la nostra anima sudicia e brutta, fino al punto che in alcuna maniera può andare d’accordo con Dio fino a che non si purifichi, ed essendo così quale sarà la bruttezza dell’anima che abitualmente di trova del tutto disordinata nelle proprie passioni ed affidata ai propri capricci? Certamente quest’anima sarà molto lontana dalla purezza di Dio.

            Persuadiamoci che se veramente desideriamo arrivare all’unione con Dio è necessario che mortifichiamo le nostre passioni, perché l’unione perfetta suppone che in noi non ci sia nessuna cosa contraria alla volontà di Dio, alcun attaccamento volontario alle creature o a noi stessi, perché dal momento in cui ci lasciamo prendere deliberatamente da qualche passione non ci sarà più unione perfetta fra la nostra volontà e quella di Dio.

            Ci è addirittura impossibile avanzare nella perfezione senza dominare le nostre passioni e per questo dobbiamo contare sull’aiuto di Dio, chiesto nell’orazione, soffrire per amore del Buon Gesù, vivere e morire insieme a Lui. (Madre Speranza Bilancio)

 

            In realtà la santità raffina tutto l’essere, dà il dominio di sé, libera progressivamente dagli appetiti della carne e dello spirito, unifica la persona intorno ad un unico fulcro che sazia il cuore e l’anima: Gesù. E’ un lavoro facile a dirsi ma non facile a realizzarsi perché richiede vigilanza, attenzione, cura anche delle piccole cose, una forte complicità con Dio.

            Dio ama da Dio, Dio non ragiona come noi, il Cuore di Dio è incontenibile. Madre Speranza che chiese a Gesù l’esperienza del cambio del cuore, dovette ridarglielo perché l’amore era così totale che la portava alla morte. Ma solo avvicinandoci a questo Cuore riusciremo a guardare gli altri con venerazione e allora daremo il meglio di noi stessi nel rapporto con loro.

 

INNESTO NEL SUBLIME

 

            Ma questo cuore così sublime non può essere innestato in una natura non lavorata. Per questo è necessaria la formazione umana sempre alla scuola di Gesù. Chi pretende di bruciare le tappe e vuole arrivare alla contemplazione senza aver messo ordine nella sua vita, senza purificare il cuore, senza il dovuto distacco dalle creature, senza liberarsi dalle dipendenze di un io invadente, rischia grosse delusioni.

            E’ bene perciò che ogni anima abbia una guida spirituale che l’aiuti a capire ciò che si muove nel suo mondo interiore e le trappole a cui la propria natura la espone.

 

MEZZI DELLA GRAZIA: LA CONFESSIONE

 

            La confessione e direzione spirituale sono mezzi della grazia che Gesù ha messo a nostra disposizione per non correre rischi.

            “Tutti sappiamo che quando l’anima che aspira alla perfezione ha avuto la disgrazia di offendere Dio, commettendo in un momento di debolezza qualche peccato mortale, deve accusarsi di esso o di essi con tutta sincerità e chiaramente, senza dissimulazione, e deve manifestare con tutta chiarezza, umiltà e sinceramente il numero e la specie, indicando le cause delle cadute, chiedendo con vera ansia i consigli necessari.

             E’ assolutamente necessario avere contrizione profonda, proposito fermo di evitare in seguito non solo i peccati in se stessi ma anche le occasioni e le cause che ci hanno condotto all’abisso; dobbiamo avere grande confidenza nel perdono e come il figlio prodigo lanciarci fra le braccia del nostro Padre buono, chiedendogli che ci perdoni, e, sicuri sempre del suo perdono, chiedergli che rivesta di nuovo la nostra povera anima con la sua grazia e ci conceda di non tornare ad offenderlo più e che nella nostra anima sia sempre vivo il sentimento ed il dolore di aver offeso Dio.

            Per quanto riguarda le mancanze veniali, tutti sappiamo che sono di due specie: quelle che commettiamo con proposito deliberato, sapendo che offendiamo Dio, preferendo momentaneamente il nostro piacere alla sua Divina Volontà e quelle che commettiamo impensatamente per leggerezza, fragilità, mancanza di vigilanza o di forza, delle quali ci pentiamo subito, con la ferma volontà di non tornare a commetterle. Le prime sono un serio ostacolo per camminare nella perfezione, soprattutto quando sono frequenti e ci siamo attaccati ad esse, come per esempio se siamo propensi a fare giudizi temerari, se abbiamo nel nostro cuore qualche rancore, se nutriamo affetti naturali, sensibili o se siamo attaccati al proprio giudizio e volontà, ecc. Tutte queste cose sono legami che ci attaccano alla terra e non ci lasciano volare verso l’amore di Dio e così dobbiamo procurare con grande impegno di correggerci da questa specie di mancanze, costi quel che costi.

            Credo che per questo la cosa migliore è separare le nostre mancanze per specie e per categorie ed intraprendere per ordine l’ammenda, cominciando con le mancanze contro la carità, poi con quelle di umiltà, mansuetudine, obbedienza, compimento dei nostri doveri, distrazioni nella preghiera, ecc, accusandoci sinceramente di tutte le mancanze che ci siamo accorti di aver commesso, specialmente di quelle che più ci umiliano, delle cause che ci hanno fatto cadere in tali mancanze e fare fermo proposito sopra le cause con ferma determinazione di evitarle.

            Se faremo così, possiamo essere certi che ogni confessione sarà per noi un passo in avanti verso la perfezione e più ancora, se ci disponiamo ad un santo pentimento ed alla pena di aver offeso Dio. Infatti, il peccato, per quanto sia lieve, è sempre un’offesa che facciamo a Lui, una resistenza alla sua Divina Volontà, un’ingratitudine al Buon Gesù, Nostro Redentore e benefattore più grande e degno di essere amato. Tale ingratitudine gli dispiace molto più di quando viene da anime da Lui elette, costringendolo con ciò a volgersi verso di noi e dirci con voce triste ed appenata: “Se il mio nemico mi avesse offeso deliberatamente lo avrei sopportato, però tu mi hai offeso, anima teneramente amata, per la quale non ho segreti e a cui ero strettamente unito!

            Piangiamo pieni di confusione e vergogna, pensando che, con i nostri peccati abbiamo amareggiato ancora di più il calice del Buon Gesù e dall’abisso della nostra miseria chiediamogli umilmente perdono e il suo aiuto per non tornare ad offenderlo né a disgustarlo. (Madre Speranza Bilancio)

 

GRADUALITA’

 

            Chi pretende di bruciare le tappe e vuole arrivare alla contemplazione senza aver messo ordine nella sua vita, senza purificare il cuore, senza il dovuto distacco dalle creature, senza liberarsi dalla dipendenza dall’io… rischia grosse delusioni. Dio può operare prodigi nelle sue creature: estasi, bilocazioni, lettura dei cuori, miracoli, ma tutto questo solo in chi ha consegnato completamente a Lui la sua vita, altrimenti c’è da dubitare.

            Dio può dare a tutti piccole manifestazioni della Sua presenza per incoraggiare l’anima a camminare, ma questo non deve inorgoglirci e pensare di aver raggiunto chissà quale grado di perfezione e di avere tutta la verità in tasca per sé e per gli altri: le piccole luci sono gli aiuti della grazia che Dio concede a chi ritiene ne abbia bisogno, ma piccoli fenomeni pseudo mistici li può ottenere anche il demonio per ingannarci e portarci alla superbia, quindi alla rovina.

            L’anima saggia punta alla purificazione del cuore sempre più completa e mai raggiunta pienamente finché siamo quaggiù.

 

“TUTTO PER AMORE”

            Il “Tutto per amore” di Madre Speranza ci fa valorizzare il quotidiano in tutte le sue sfumature: fatiche, piccole gioie, piccoli o grandi dolori, preoccupazioni, imprevisti, contatti con persone moleste, può darsi anche cattive nel corso della giornata non mancheranno; se l’anima sa trasformarli in atti d’amore umile, paziente, gentile, servizievole, misericordioso, la sua giornata sarà santa e tante giornate sante fanno la vita santa. Per questo è necessario educarci alla virtù.

                   

            “In un cuore che non ha pietà non ci può essere vera virtù. Il cuore dell’uomo può essere il tabernacolo di Dio o la città del diavolo.

            Dobbiamo lottare per vincere la battaglia. Il cuore dell’anima religiosa deve essere il cuore di un martire, in esso vuole entrare Dio e il nemico e bisogna fare entrare Dio e allontanare il nemico. Bisogna lottare. Ci sono persone che non lottano dicendo: “Siccome io ho questo carattere…”. La virtù dell’educazione nel mondo consiste nel mortificarsi per presentarsi bene, le virtù cristiana invece consiste nel mortificarsi per servire sempre meglio il Signore.

            Il mondo critica i cristiani incoerenti, la virtù deve supplire all’educazione: se ho voglia di dare uno schiaffo, mi mortifico e non lo faccio, in questo caso ho fatto un atto di virtù e di buona educazione.

            Alla presenza di Gesù dobbiamo essere educati, cioè mortificati perfino quando siamo soli in camera. Il nostro corpo deve essere sempre composto, perché è il tabernacolo di Dio.

            Il Buon Pastore vuole pecore nobili ed educate. Copiamo il nostro modello, Gesù, nessuno più educato di lui, scompaiano le maniere brusche. Quando veniamo feriti, chiediamoci: “Ci hanno maltrattato come a Gesù? No? Allora non offendiamoci. Diciamo a Gesù: “Gesù, ecco qui la pecora indisciplinata, che dopo tanti anni di camino si trova ancora così ribelle: Benedici questa povera pecora e tienila ancora nel tuo ovile”.

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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