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DICEMBRE 2008

     

La Sapienza è una persona (Pr. 8,1-34; 9,1-18)

                Nell’ottavo capitolo, il libro dei Proverbi viene allo scoperto. Fino a questo momento il sacro ispiratore ci ha sempre chiamato figli e non è difficile pensare che si trattasse del Padre universale, del nostro Dio e Signore, dato che a nessuno sta tanto a cuore la felicità dell’uomo, il suo eterno destino come all’Amore Eterno, all’Amore perfetto, all’Amore sommo.

            Ma ora, quasi con voce accorata, vedendoci così stolti e distratti, tocca quasi l’esasperazione e si mette a strillare ai crocicchi delle strade, alle porte chiuse delle case, all’ingresso delle città. Commuove davvero questo Dio che cerca l’uomo e “pare che non possa essere felice senza di lui” (Madre Speranza)  

            “La Sapienza forse non chiama e la prudenza non fa udir la voce? In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade essa si è posta, presso le porte, all'ingresso della città, sulle soglie degli usci essa esclama: «A voi, uomini, io mi rivolgo, ai figli dell'uomo è diretta la mia voce. Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati. Ascoltate, perché dirò cose elevate, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste, perché la mia bocca proclama la verità e abominio per le mie labbra è l'empietà. Tutte le parole della mia bocca sono giuste; niente vi è in esse di fallace o perverso; tutte sono leali per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza”. (Pr. 8,1-9)

            Come non collegare questo grido angosciato della Sapienza che cerca ascolto e non lo trova all’evento degli eventi che è la nascita di Gesù? Altro che mettersi ai crocicchi delle strade, Dio stesso si è fatto uomo per parlare il nostro linguaggio, guardarci negli occhi con gli occhi innocenti di un Bambino, rivolgersi al nostro cuore indurito con la tenerezza delle sue parole balbettanti. “Fino a quando, uomini, sarete duri di cuore, perché amate cose vane e cercate la menzogna?” (Sl. 4)

            Siamo proprio povere creature che stimolano la misericordia di Dio per la nostra insipienza, per la nostra protervia, per la nostra perseveranza nel male. Siamo illusi dal luccichio delle cose vane, come bambini svagati e rimaniamo indifferenti di fronte a cose veramente grandi come l’acquisto della sapienza e della saggezza divina.        

            “Accettate la mia istruzione e non l'argento, la scienza anziché l'oro fino, perché la scienza vale più delle perle e nessuna cosa preziosa l'uguaglia. Io, la Sapienza, possiedo la prudenza e ho la scienza e la riflessione. Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia, l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa. A me appartiene il consiglio e il buon senso, io sono l'intelligenza, a me appartiene la potenza. Per mezzo mio regnano i re e i magistrati emettono giusti decreti; per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia. (Pr. 8,10-17)

            L’uomo di ieri e di oggi è sempre un bambino svagato, che non capisce il valore delle cose e si lascia abbacinare dal luccichio delle vanità che durano un istante, sia pure un istante lungo una vita. Ma cos’è la vita dell’uomo di fronte all’eternità? è una bolla di sapone, bella, riflette i colori, ma basta la mano di un bambino per ridurla ad una gocciolina d’acqua che evapora nell’aria. Eppure per queste cosine luccicanti si sacrificano grandi valori, si ignorano i veri beni destinati a noi e si continua a vivere da mendicanti, sempre alla ricerca di nuovi nulla luccicanti, mentre la “Sapienza”, cioè il Bambino nato a Betlemme ci porge tesori di valore eterno, capaci di fare la nostra felicità per tutta l’eternità.

            Abbiamo reso anche il Natale un momento di vanità, che ci scivola addosso con i suoi simboli belli, con le sue luci, che però non sono poste ad onorare la Luce che è venuta al mondo, ma per attirare acquirenti nei vari mercati del vano. E’ la triste possibilità che abbiamo noi uomini di cambiare significato anche ai simboli più sacri. La festa delle luci era celebrata in oriente nel solstizio d’inverno, quando si tocca il punto più basso della luce solare, per poi riprendere a salire. Gesù è nato in quella notte, Luce vera che non tramonta, proprio per far capire agli uomini che ci sono realtà eterne non soggette alle leggi terrene. Così l’avevano predetto i Profeti: “Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce, per coloro che stavano nella terra tenebrosa, la luce è spuntata(Is 9,2…). E’ importante allora accendere tante luci, illuminare le nostre case, le nostre chiese, le nostre città, ma per onorare la Luce vera venuta nel mondo, come ci dice S. Giovanni nel Prologo al suo Vangelo. Ma noi, uomini e donne del terzo millennio, torneremo a fare cose significative o continueremo a sfruttare gli eventi per il consumismo? Nulla sfugge a questo demonio dell’avere, che ruba significati ad ogni sentimento per appropriarsene. Non c’è evento che sfugga: si stabilisce di celebrare un giorno alla maternità, ed ecco pronte mille cosine luccicanti a sostituirsi ai sentimenti, che restano inespressi; i giovani del ’68 contestano l’eleganza costosa nel vestire? ed ecco pronti calzoni stracciati a prezzi non stracciati, si contesta la ricercatezza della chioma, ed ecco pronte capigliature da spavento, costosissime quanto anti-igieniche… potremmo continuare, ma dobbiamo ammettere che il grande sacrificato è sempre il sentimento umano, che viene travisato e mortificato sotto questo rullo compressore del vano, del vuoto, del nulla.

            Anche la famiglia ha avuto in questo periodo di grande sbandamento il suo colpo, che ancora non riusciamo ad ammortizzare. Già “I figli dei fiori” idealizzavano un amore libero da vincoli, un amore che si dona e che riceve nella gratuità, ma nello stesso tempo senza creare legami stabili che garantiscano la vita stessa della famiglia, che è l’anello che congiunge tra loro le generazioni. Se questo anello si spezza tutto rimane affidato al caso e le conseguenze possono essere e sono gravi, soprattutto per le nuove generazioni, che non avranno punti fermi sui quali stabilire la loro psiche e poggiare le fondamenta del loro progetto di vita. Purtroppo sono molti i giovani che risentono di questa debolezza dell’anello familiare e avanzano nella vita senza speranza. La situazione è preoccupante, perciò bisogna attivarsi a rimettere in sesto la famiglia, rifondandola sui valori eterni di fedeltà, di senso di responsabilità, di generoso dono di sé.

            Gesù stesso, attraverso questo libro sapienziale che stiamo commentando, grida ai crocicchi delle strade e alle porte del nostro cuore e ci richiama all’essenziale, all’amore vero, che dà la vita per la persona amata:

            “Io amo coloro che mi amano e quelli che mi cercano mi troveranno. Presso di me c'è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità. Il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino, il mio provento più dell'argento scelto. Io cammino sulla via della giustizia e per i sentieri dell'equità, per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri”. (Pr. 8,17-21)

            Ma ci rendiamo conto? Dio parla il nostro linguaggio, ci prende nel punto debole, vuol farci capire che noi, così bramosi di profitti, di soddisfazioni, corriamo dietro a carte false a monete finte! Carte false si sono rivelate tutte quelle che le ideologie della seconda metà del secolo scorso, ci avevano presentato come capaci di creare una sorta di paradiso terrestre, in cui le persone si amavano senza il peso del vincolo, in una gratuità e fruibilità immediata, quasi paradisiaca. Veramente l’uomo è sempre un bambino che immagina nel gioco e crede vero quello che immagina, tanta è la partecipazione emotiva che vi mette. Sicuramente tutti questi movimenti culturali hanno alla base l’eterno desiderio dell’uomo, che è la beatitudine eterna, leggera, libera dal corpo, ma purtroppo la cerca, dove non può trovare che illusioni. Purtroppo già tanta energia è stata investita nell’insipienza.

            Dio invece ci dice: “Chi investe in sapienza, avrà frutti superiori all’oro”. Il cammino della giustizia porta alla scoperta del Tesoro e quindi del bene che non ha fine. Che altre parole dovrebbe cercare Gesù per convincerci a seguirlo? Le parabole del Tesoro nascosto e della Perla preziosa, ci fanno capire questo pensiero della Sapienza, ripreso da Gesù stesso, un tesoro che vale più di tutti i lustrini che può proporci il mondo con le sue ideologie. Esse, pur non essendo condannabili, perché rivelano l’eterna ricerca dell’uomo, hanno sbagliato l’itinerario per raggiungere il Tesoro nascosto. Questo Tesoro, in realtà, è nascosto nel terreno del nostro cuore e tanti lo cercano fuori di sé, lasciandosi illudere dai ciarlatani del momento.

            Gesù, per convincerci a fidarci di Lui e a concedergli la nostra adesione, ci parla della sua origine divina dal seno del Padre, fin dall’eternità. Che altro potrebbe fare per conquistare il nostro cuore?

            “Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo”. (Pr. 8,17-21)

            Chi mai poteva stare col Padre durante i giorni della creazione se non il Figlio di Dio fatto uomo, che nella prescienza di Dio doveva nascere in questo mondo nella festa delle luci dell’anno zero? Con Lui il tempo ha iniziato a contare i suoi giorni da capo, perché si è trattato di una nuova creazione, di un evento che ha segnato una svolta decisiva nella storia dell’umanità.

            L’avvento di Gesù sulla terra viene chiamata “pienezza dei tempi”, perché l’umanità partorisce un Uomo che non potrà essere superato né ripetuto, ma forse potrebbe essere “clonato” in ogni cristiano, che dovrebbe riprodurre in sé i sentimenti di Cristo. Se ognuno di noi fosse un “clone” di Gesù, forse avremmo quell’umanità nuova che “I figli dei fiori” non hanno saputo darci, né potevano darci, perché ponevano a base il disimpegno, mentre l’amore non solo è impegno ma si concretizza nel dono totale di sé, che per Gesù è significato: nell’umiliazione della grotta di Betlemme e poi nella completa espropriazione di sé sulla croce.

            Questo Gesù, modello di amore perfetto ci dice quasi supplicandoci:

            “Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte». (Pr. 8,22-36)

            L’esortazione del Signore è sempre quella di seguire le sue vie che sono vie d’amore e di pace vera, mentre chi segue altri cammini fa male a se stesso e Dio stesso ne risente, perché Egli ama stare con i figli dell’uomo, ci ha adottati a figli, ha messo in gioco la sua vita per salvarci dalla perdizione, perciò non può non soffrire se rifiutiamo la sua proposta e ci roviniamo per l’eternità, ingannati dal tentatore. Dio può soffrire perché ama e chi ama non può non soffrire se vede la persona amata allontanarsi dalla felicità. Tanto ci ama il Signore, da prendere casa insieme a noi, quasi non potesse stare lontano da noi.

            “La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto accorra qui!». A chi è privo di senno essa dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato”. (Pr. 9,1-5)

            La Sapienza si è costruita una casa con sette colonne: i sette doni dello Spirito e poi ancora i sette sacramenti, con i quali non solo abita con noi, ma ci permette di abitare in Lui, e invita tutti ad andare al banchetto delle nozze del Figlio del Re. Ci procura Lui stesso la veste nuziale per darci dignità e la luce per aumentare la gioia. Chiama tutti, ma specialmente gli inesperti, che potrebbero essere illusi dai falsari e sbagliare obiettivo. Attraverso la penna dell’antico scrittore, la Sapienza ci anticipava l’invito alle “nozze dell’Agnello”, che Dio aveva già preparato per noi. Se noi cristiani capissimo il dono grande di Dio e approfittassimo dei mezzi di grazia che ha messo a nostra disposizione! Ma Dio dovrà ancora mendicare il nostro amore!

            “Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza». Chi corregge il beffardo se ne attira il disprezzo, chi rimprovera l'empio se ne attira l'insulto. Non rimproverare il beffardo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti amerà. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà la dottrina. Fondamento della sapienza è il timore di Dio, la scienza del Santo è intelligenza”. (Pr. 9,6-10)

            Saremmo proprio stolti se a questo richiamo rispondessimo con il disprezzo del beffardo o con l’insulto dell’empio! Speriamo di essere trovati tra i saggi, che sanno accogliere il richiamo come un atto d’amore e sanno ringraziare per l’avviso che ricevono. Quanti tra voi siete genitori, sapete come fa soffrire l’indisponibilità dei figli ad accogliere i consigli che voi con amore date loro. Dio più di voi ama ammonirci, per impedire che prendiamo strade sbagliate, che ci porterebbero alla rovina.

            Ma noi vogliamo essere figli che amano i propri genitori e sanno far tesoro dei loro consigli, perché sanno che sono dettati da un grande amore. E la gratitudine divina, la sua compiacenza si estenderà anche ai vostri figli e anch’essi ritroveranno la via dell’Amore Misericordioso.

            “Per mezzo mio si moltiplicano i tuoi giorni, ti saranno aggiunti anni di vita. Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio, se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena. Donna irrequieta è follia, una sciocca che non sa nulla. Sta seduta alla porta di casa, su un trono, in un luogo alto della città, per invitare i passanti che vanno diritti per la loro strada: «Chi è inesperto venga qua!». E a chi è privo di senno essa dice: «Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso». Egli non si accorge che là ci sono le ombre e che i suoi invitati se ne vanno nel profondo degli inferi”.                                                                                                                                     (Pr. 9,11-18)

            Noi non sappiamo il valore di un “sì” detto a Dio. La compiacenza divina è così grande e così riconoscente che si estende per mille generazioni. Questa è parola di Dio detta a Mosé sul Monte Sion, mentre spiegava i comandamenti e li consegnava all’uomo come via di luce per trovare la pace e la gioia eterna:

            “Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi”. (Es 20:4-6)

            Quanta magia nel nostro tempo! Quante sette! Quanta infedeltà a Dio! Quanta poca fiducia nel Suo aiuto! Quanta stoltezza anche nel grande “tempo della scienza”! Più stolti della donna che mette in vendita il suo corpo ai bordi della strada siamo noi, che mettiamo in vendita la nostra anima e la offriamo al primo acquirente, senza chiederci dove vorrà condurci.

            E’ troppo importante Dio per l’uomo perché ne possa fare a meno. La ricerca dell’occulto, che contraddistingue il nostro tempo, è indice che il soprannaturale ci riguarda anche quando non vogliamo più chiamarlo Dio.

            E’ proprio ora di tornare alla Sapienza e riprendere a camminare per le sue vie.

            Dio è con noi; il Natale attualizza la sua venuta e ce lo rende nostro familiare. Accogliamolo con amore. Non deludiamo le sue attese, Egli è un Dio geloso del nostro amore, non può dividerlo con nessun altro, anche perché non esiste nessun altro Dio fuori di Lui, l’alternativa è cadere nell’inganno del falsario, che vuole la nostra rovina per invidia.

            Apriamo il nostro cuore al Dio con noi, non solo per sentimentalismo ma con fede e amore.

 

Questionario per la revisione personale:

  1. Dio si mette ai crocicchi delle strade del nostro cuore, per richiamarci all’amore vero. Senti tenerezza e amore per questo Dio assetato della tua corrispondenza?
  2. Non l’argento, non l’oro, non la macchina, non i viaggi o i divertimenti possono dare la felicità ma la sapienza nelle scelte, la giusta valutazione delle cose. Ti trovi su questo piano?
  3. Dio detesta la superbia, l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa, detesti anche tu queste cose o ti capita di cadere in qualcuna di queste trappole mortali?
  4. Piacere, potere, avere sono le tre concupiscenze umane, ma il vero potere lo dà Dio ai suoi servi, i santi, essi hanno un potere d’intercessione che ottiene anche miracoli. Stai sulla loro strada?
  5. Il Natale di Gesù è un evento di grazia nell’anno liturgico. Ti prepari a vivere l’incontro con Lui con vero amore, con tanta gratitudine, come un vero evento di grazia?
  6. La casa costruita dalla Sapienza ha sette colonne: i sette doni dello Spirito. La tua poggia sulle stesse colonne?

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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