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MAGGIO 2008

 

 

 

FONDAZIONE DELLA COMUNITA’ DI CORINTO – AQUILA E PRISCILLA

 

Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.

Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani». E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.

E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.

Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale. (At 18:1-16)

 

Paolo a Corinto lavora le tende insieme ad Aquila e Priscilla. Lui, l’apostolo delle genti, si guadagna il pane con il sudore della sua fronte, per non pesare su nessuno, limitandosi ad annunziare la Parola solo il sabato nella Sinagoga.

Solo quando arrivano Sila e Timoteo s’impegna a tempo pieno ad annunciare la Parola, cercando di convincere tutti: ebrei e greci.

Il disprezzo e l’insulto da parte degli Ebrei osservanti si ripete, tanto che l’Apostolo si arrende alla loro protervia e decide di rivolgersi soltanto ai pagani.

Ancora una volta luogo dell’evangelizzazione diventa la casa di un uomo giusto di nome e di fatto: si chiamava, infatti, Tizio Giusto, oppure in quella di Crispo, capo della sinagoga, che credette nel Signore con i suoi familiari.

La voce di Dio e il suo intervento soprannaturale, confermano l’azione di Paolo e gli assicurano la benedizione: “Io sono con te”.

 

MISSIONARIETA’ DELLA COPPIA

            Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. Tuttavia prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà», quindi partì da Efeso. Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.

            Trascorso colà un pò di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. (At 18:18-23)

            La permanenza di Paolo a Corinto è abbastanza lunga: si ferma lì un anno e mezzo. Questo è stato possibile perché le famiglie si sono aperte ad accogliere Dio e il suo messaggero e hanno reso la loro casa piccola Chiesa domestica.

            Quando Paolo lascia Corinto, Aquila e Priscilla lo seguono: missionari laici, che sentono l’urgenza del Vangelo più impellente di quella di curare i loro affari. Pochi sanno farlo, ma ce ne sono anche oggi.

            Per la missionarietà della coppia ci vuole la perfetta armonia spirituale dei due, l’aver scoperto insieme, come coppia, il primato di Dio e l’urgenza di diffondere la Buona Novella.

 

DIO CHIAMA A LAVORARE NELLA SUA VIGNA

            Il Signore chiama a lavorare nella sua vigna anche persone non completamente consapevoli del tesoro di grazia che il Signore ha messo a disposizione della sua Chiesa. E’ il caso di Apollo, che si era messo al servizio della Parola, mettendo a frutto solo quello che aveva ricevuto dalla predicazione del Battista, e, sotto l’azione dello Spirito Santo che operava in lui, ne era diventato esperto.

            Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.          (At 18:24-28)

                In Apollo possiamo ammirare il valore della buona volontà. Solo questa ha chiesto Dio alla grotta di Betlemme, per mezzo degli angeli, il resto lo fa Lui, per dono gratuito, mediante l’azione dello Spirito Santo. Il vero Maestro della Parola di Dio è lo Spirito Santo, ma Lui, per agire, deve trovare i cuori aperti all’accoglienza. Più li trova disponibili, più li perfeziona. Apollo, col poco che aveva ricevuto da Battista e col molto che aveva ricevuto da Dio, non solo aveva orientato a Dio la sua vita, ma era giunto a lasciare tutto e a mettersi al servizio della Parola a tempo pieno.

            Dono ulteriore di Dio è stato per Apollo l’arrivo di Paolo, che lo ha portato alla consapevolezza dell’azione propedeutica del Battista nei confronti di Gesù e gli ha fatto capire che il vero dono dall’alto è stato dato agli uomini dal sacrificio redentore di Cristo.

Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini.

Entrato poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore. (At 19:1-10)

 

LA SCUOLA LUOGO DI EVANGELIZZAZIONE

Il grano della nuova fede cresceva però insieme alla vecchia zizzania del giudaismo intransigente e chiuso alla novità dello Spirito, tanto che Paolo decide di non insistere ulteriormente tenendo i nuovi conquistati alla fede nel continuo, snervante quanto inutile confronto con loro e ripiegò ancora in ambiente laico. Questa volta è una scuola ad aprirsi alla novità del Vangelo, grazie alla buona volontà di Tiranno.

Qui si pone il problema della scuola come Istituto educativo. Il compito della scuola è quello di educare tutto l’uomo: mente, psiche, intelligenza e anima, in collaborazione e in simbiosi armonica con la famiglia e con la Chiesa.

Oggi, è inutile dirlo, la famiglia riesce ad alimentare il corpo e non sempre la psiche, anzi in molti casi, con il dilagare dei divorzi, facilitati anche dalla legge, la psiche dei bambini viene mortificata e tormentata; la scuola a fatica riesce ad addestrare l’intelligenza ai nuovi sistemi di apprendimento e di comunicazione; la televisione la fa da padrona nello snaturare l’equilibrio mentale ed affettivo, abbassando e capovolgendo la scala dei valori morali e della dignità umana, già esaltata dai pagani migliori, elevata poi a livello soprannaturale da Gesù, distrutta dall’ateismo, sfruttata dal consumismo, che utilizza le debolezze umane per ingannare e per guadagnare. Urge rivedere tutto il sistema educativo.

 

Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.

Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica». Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento. Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava. (At 19:11-20)

 

Nell’episodio dei figli di Sceva che si facevano esorcisti e vollero usare il nome di Gesù per guadagno – altra forma di Simonia già trovata precedentemente – Dio volle manifestare la sua disapprovazione anche in maniera esemplare e questo suscitò una presa di coscienza per altri che facevano uso di magia, sia pure in maniera meno esplicita. (50 000 monete d’argento era una somma grande, se si pensa che con 30 monete si poté comprare il campo del vasaio).

Anche ad Efeso c’era chi sfruttava l’idolatria per guadagno. E’ il caso di Demetrio e degli altri orafi: essi vivevano costruendo tempietti della dea Artemide, che venivano comprati e messi a protezione delle case. Ovviamente se anche l’intenzione non era cattiva e, per la buona fede dei semplici non era condannabile, in questa svolta storica dal paganesimo alla fede nel vero Dio, quest’inganno doveva essere messo alla luce. Ecco i fatti:

 

Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: «Dopo essere stato là devo vedere anche Roma». Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un pò di tempo nella provincia di Asia.

Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: «Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Efeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo. Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano».

All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!». Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.

Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!». Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro. Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria. C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento». E con queste parole sciolse l'assemblea. (At 19:21-41)

 

EFFETTO -FOLLA

            Qui c’è da riflettere sull’influenza che ha la folla sulla persona. Quando si crea un movimento di folla, la coscienza personale si mette in pausa, perché di solito non ha il tempo di capire il problema e di analizzarlo, per decidere da quale parte schierarsi. La folla travolge nella sua corsa, ma spesso il motivo della protesta è ingiusto e si può restare coinvolti in fatti anche incresciosi. Gli Efesini, aizzati da Demetrio, che fungeva da leader, si scaldarono per difendere la loro dea, noi siamo travolti per l’idolo del momento: può essere la squadra del cuore, il cantante preferito, un’idea politica, una rivendicazione, ecc. Spesso si fa numero senza sapere perché si protesta. Così succede in caso di referendum: si prende per buona la posizione del partito politico di appartenenza, appigliandosi magari ad un particolare e non vedendo l’intero problema, magari solo per opporsi ai partiti di altre tendenze, ma senza analizzare, pur dicendosi cristiani, il motivo della contesa alla luce di Dio e della Sua Sapienza.

            C’è una frase che un cristiano non dovrebbe mai dire: “Dio in Chiesa, ma fuori me la vedo io”. Chi ragiona così non ha capito che Dio è esigente e geloso: vuole tutto o niente, le situazioni ambigue, se non sono giustificate da ignoranza invincibile, causano il suo vomito. (Ap 3,14-16)

                Scegliere Dio significa semplificare la vita, avere un solo padrone.

 

QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO PERSONALE

 

  1. Aquila e Priscilla sono un esempio di coppia conquistata dalla Verità evangelica. Ti sembra di poter dire la stessa cosa della tua coppia?
  2. Anche Tizio Giusto e Crispo sono esempi di cristiani capaci di compromettersi anche in tempi non facili. Tu sei capace di difendere Dio anche di fronte a chi ironizza sulla tua fede?
  3. Aquila, Priscilla, Apollo sono missionari laici che affiancano la predicazione degli Apostoli. Tu senti l’urgenza interiore di annunciare il Regno di Dio o vivi passivamente la tua fede?
  4. Oggi non è necessario allontanarsi dalla propria residenza per trovarsi in terra di missione; nel posto di lavoro, in casa, tra i parenti e gli amici proclami apertamente la tua fede?
  5. Ti istruisci nella dottrina evangelica per poter rispondere a chi è nel dubbio e rischia di fare scelte contrarie al volere di Dio?
  6. Resta ancora in te qualche tentazione di ricorrere alla magia per superare qualche tuo problema?
  7. C’è qualche nuovo idolo a cui sacrifichi parte delle tue energie, del tuo tempo, della tua ammirazione? (Personaggi della politica, dello sport, dello spettacolo…altro)
  8. C’è qualche aspetto della tua vita che sottrai al controllo di Dio, pensando di poterlo gestire in proprio? (vita sessuale, vita di lavoro, hobbies; qualche dipendenza: fumo, alcool, droga…)

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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