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DICEMBRE 2007

 

 

LA MISSIONARIETA’ NELLA CHIESA

 

            Lo spaccato di vita offertoci dagli Atti, continua a presentarci figure positive e negative. Inutile meravigliarci, la storia, anche quella della Chiesa, ha tante sfumature quanti sono gli uomini e quante sono le volontà, le illusioni, le passioni…

            L’ottavo capitolo degli Atti ci dice che Paolo era presente al martirio di Stefano, ma la ferocia satanica del lapidatori, pare scateni in lui una furia devastante, tanto che chiede l’autorizzazione per poter sterminare tutti i cristiani di Damasco.

            Inizia la prima persecuzione contro i cristiani di Gerusalemme e questi, costretti ad espatriare, diffondono il Vangelo là dove giungono. Filippo va in Samaria e lì trova un mago. Anche lui ascolta la Parola e chiede il Battesimo, ma, evidentemente la sua conversione non era totale. Quando vede che gli Apostoli con l’imposizione delle mani ottengono la discesa dello Spirito Santo, chiede di ricevere anche lui questo potere in cambio di denaro, quasi si trattasse di una magia. Pietro lo rimprovera aspramente, perché aveva pensato che i doni dello Spirito possano essere comprati con denaro e lo esorta alla conversione per non essere escluso dagli eletti. Il peccato di Simon Mago ancora oggi si chiama “Simonia” e indica appunto il commercio di cose sacre.

            La magia è sempre stato un peccato. Con l’avvento dell’era della scienza, sembrava essere stata relegata tra popoli poco evoluti, ma oggi ha ripreso vigore a motivo del pensiero debole, dell’ateismo, del materialismo e dal desiderio di togliere, in maniera facile, dalla propria vita tutto ciò che fa soffrire. Oggi ci sono pulsanti per ottenere tutto subito, senza sforzo, si cerca un pulsante anche per i problemi che angosciano; quindi si ricorre al mago.

            Il mago pretende di operare sulle forze della natura, per virtù propria o evocando defunti o ricorrendo esplicitamente a potenze demoniache. Fa uso di formulari, di danze, di riti che influiscono sulla psiche delle persone e le suggestionano. La magia si fa risalire al periodo biblico in cui gli uomini si allontanarono dal monoteismo e divennero politeisti, si fecero stele e immagini con l’opera delle loro mani e, fecero riti che erano orge, pensando di soddisfare la divinità, accontentando le loro passioni disordinate e la loro sete di vendetta.

            Si parla di “magia bianca” se il mago tende a togliere il male di chi ricorre a lui; di “magia nera”, se tende ad ottenere il male, ricorrendo a riti satanici, durante i quali si fanno maleficiare oggetti o cibi da offrire ai propri nemici.

            Oggi ci sono molte sette che presumono operare prodigi sugli uomini, agendo sulla psiche e insinuando idee contrarie al buon senso e alla fede cristiana, spesso ingannando per profitto.

            La magia è sempre stato un peccato contro il primo comandamento: NON AVRAI ALTRO DIO FUORI CHE ME.

            Sono poche le persone che non abbiano fatto ricorso a qualche mago o che non abbiano qualche superstizione. Bisogna allontanare da sé queste cose come la peste. S. Pietro disse a Simon Mago: “Ti vedo chiuso in fiele amaro e in lacci d’iniquità”.

 

DA SAULO A PAOLO

            Lo Spirito Santo opera nei cristiani e non ha bisogno di chiedere il permesso a nessuno: “Soffia dove vuole”.

            Saulo aveva già la stoffa del missionario per dono di natura, già come fariseo era attivo e intraprendente, ma la sua mente era offuscata dall’odio e non capiva che stava usando i suoi talenti in un ambito sbagliato. Lui, tanto intelligente, come mai non aveva capito la vera identità del Cristo? Una mente intelligente può diventare ottusa al bene se la persona cede a qualche vizio che l’acceca. Saulo aveva ceduto all’ira e alla violenza, che l’accecavano più di quanto non l’accecherà la luce del Cristo.

            Ma Dio, che distribuisce i talenti ai suoi figli, vuole fargli un ultimo dono, quello di sorprenderlo con un intervento soprannaturale. Lo Spirito Santo, di preferenza, non si manifesta nel vento impetuoso ma nell’aurea leggera; ma per Saulo, così deciso, così carico di odio, ci vuole qualcosa di forte, che lo sbalzi da cavallo e lo arresti lungo il cammino dell’ingiustizia immotivata.

            “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” La presenza del Risorto è inequivocabile e lui deve rispondere… ma di fronte all’evidenza la maschera della sua orgogliosa baldanza di falso zelo cade e lui si trova nudo di fronte al Vincitore. Capisce, si arrende, si lascia guidare, si lascia rieducare non da Gamaliele, suo vecchio maestro, stimato dal Sinedrio, ma da Anania, umile credente, educato dallo Spirito Santo.

            Il vecchio Saulo è in frantumi, ma sulle sue macerie nasce il nuovo grande Paolo, Apostolo di Gesù Cristo, evangelizzatore dei pagani.

            E davvero del fariseismo di Saulo non resta proprio più nulla, neppure la perplessità di fronte alla circoncisione, che mise in crisi lo stesso Pietro.

            Paolo è opera dello Spirito Santo. In lui si può capire quanto lo Spirito è in grado di operare in coloro che si lasciano rinnovare.

            L’episodio della conversione di Saulo è noto, ma vale la pena rileggerlo, per rileggere nella sua, la nostra conversione:

Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.

                                                                                                                                                               (At 9:1-19)

 

Intolleranza religiosa di Saulo         

            Saulo viene bloccato dall’intervento di Dio lungo il suo scellerato viaggio verso l’eliminazione dei seguaci del Cristo. L’intolleranza religiosa regnava sovrana nel suo cuore.

            Se l’uomo è libero, nessuno può imporre con la violenza la sua visione delle cose a un altro fratello. Gesù ci ha dato esempi e insegnamenti di tolleranza nella parabola del figlio prodigo. Neanche l’autorità del padre, che a quel tempo era molto sentita, ha impedito al figlio scellerato di fare la sua esperienza di vita senza regole. Gesù ci ha dato questo insegnamento, perché proprio la libertà rende l’uomo immagine di Dio. Noi tutti spesso usiamo male di questo dono, ma solo raramente Dio ci impedisce di fare le nostre esperienze negative, piuttosto ci attende al ritorno, per accoglierci, distrutti dal male e per rigenerarci col perdono.

            Saulo stava violando la legge, non interpretandola nello spirito. Se Dio avesse voluto costringerci a fare il bene, non avrebbe permesso al tentatore di insinuarsi nel giardino di Eden. Se l’ha permesso è perché solo l’esercizio della libertà dà valore meritorio agli atti umani.

            Il caso di Saulo, che viene fermato da Gesù sulla via di Damasco, pur essendo molto efficace, è teso ancora a far riflettere: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”

            Saulo doveva capire che perseguitando i cristiani perseguitava Lui, Gesù, capo del Corpo mistico, che si manifestava nella luce della sua gloria divina. Saulo avrebbe potuto ancora rifiutare la conversione, indurendo il suo cuore, ma questo, fortunatamente non lo ha fatto, al contrario capisce, riflette, rettifica i suoi pensieri, decide di cambiare vita seguendo il volere divino.

            Lui, il grande dottore della legge, dichiara la sua resa di fronte all’evidenza e si lascia guidare da Anania. Gli costerà caro il suo cambiamento, ma non esiterà a pagare tutto il prezzo della sua conversione.

 

Le nostre intolleranze

            Anche noi corriamo, a cavallo del nostro orgoglio, a volte spinti da falso zelo, come Saulo.

            Oggi ci sono molti maestri del dubbio, che ci indicano la via dell’intolleranza religiosa. Le bandiere sono varie, ma tutte ingiuste.

            C’è chi si nasconde dietro la bandiera politica dell’uguaglianza e del rispetto delle minoranze, per attaccare soprattutto i cristiani che, seguendo la dottrina evangelica, non approvano comportamenti che Dio condanna, pur senza ricattare o discriminare chi fa una scelta contraria: La Chiesa  condanna il peccato, non il peccatore; se poi il peccatore si sente colpito dal dettato della Chiesa, farà bene a correggersi, ma questo non autorizza nessuno a usare la violenza e tanto meno in nome di Cristo che, non solo ha tollerato, ma è morto per i trasgressori e ha ottenuto loro il perdono dal Padre.

            Altri seguono la bandiera dell’immagine e questo succede soprattutto in famiglia, quando un membro si comporta in maniera contraria all’etica familiare, e si mette in qualche guaio. In questi casi si entra in angoscia, si soffre e si danno le cosiddette punizioni esemplari, cacciando il figlio o la figlia, il coniuge o il fratello che ci disonora davanti agli altri.

            Chi agisce così, mostra di dare più importanza all’immagine di sé, di fronte agli altri, che al dettato della propria coscienza e del proprio amore, che invitano a stare vicino al familiare, che ha trasgredito e magari si trova in difficoltà e forse ha bisogno dell’amore di qualcuno per redimersi dalla propria macchia.

            Altri sono intolleranti per campanilismo, per appartenenza a partiti politici, a squadre sportive o a gruppi di opinione… Quello che avviene negli stadi, nelle manifestazioni sportive, negli appuntamenti internazionali come i G8, e in forme minori anche tra i gruppi ecclesiali, ne sono una dimostrazione.

            L’intolleranza porta a compiere tante ingiustizie. L’intolleranza è anticarità.

            Il Signore irrompendo nella vita di Saulo, lo interpella proprio sulla sua intolleranza: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Saulo capisce il suo errore, cambia vita, si mette al servizio di Colui che pensava fosse il suo nemico. Poi lui stesso considererà questo intervento straordinario come l’evento per eccellenza della sua vita.

           

Un nome nuovo

            Saulo, guarito dalla cecità dell’ira incontrollata, rinnovato dalla luce che lo ha accecato fisicamente, ma lo ha illuminato interiormente, non vuole avere più niente a che fare con l’uomo vecchio, perciò sceglie un nome nuovo, che indichi la sua nuova identità.

            Paolo significa piccolo, perché piccolo si sentiva di fronte a Dio. Anche se lui sarà il predicatore intrepido della Parola di salvezza, nei riguardi di se stesso nutrirà sempre una grande umiltà. L’umiltà è verità. Senza umiltà non c’è conversione, perché la conversione implica il riconoscimento di aver sbagliato e di essere stato perdonato da Dio. Tuttavia non avrà paura di esporre il suo pensiero anche a Pietro e agli altri Apostoli di Cristo, lui che si ritiene l’ultimo degli apostoli, come un aborto. (cfr Cor 15,8)

            Se la storia della Chiesa nascente non c’insegna niente, per noi è inutile, ma se, alla luce degli accadimenti primi, rileggiamo la nostra storia, forse potremo riconoscere anche nella nostra vita gli interventi divini, tesi a fermarci nella nostra folle corsa verso la morte.

            Chissà che in qualche occasione anche noi non ci siamo trovati a cavalcare il cavallo dell’ira e, tra un urlo e una ragione per giustificarla, non abbiamo sentito anche noi, nel nostro intimo la voce di Gesù che ci diceva: “X, X, perché mi perseguiti? Perché ti scagli contro il tuo coniuge, contro il tuo figlio, il tuo fratello, senza riflettere? Dove stai andando? Non vedi che la tua famiglia soffre? Non vedi che a casa tua regna il terrore? E’ questo che hai promesso di fare il giorno del tuo matrimonio? Queste creature che vivono con te, sono mie, sono parte di me, se ti scagli contro di loro, è contro di me che ti scagli, deponi la tua ira, ragiona, calmati…..”

            Ma noi che abbiamo fatto? Ci siamo arresi come Saulo o abbiamo continuato ad inveire per timore di perdere autorità?

            Se non l’abbiamo fatto nell’immediato, almeno dopo, abbiamo ripreso il controllo di noi stessi e ci siamo pentiti del nostro errore? L’abbiamo confessato a Dio e ai nostri cari? Abbiamo chiesto perdono? Ci sembra troppo per una madre, per un padre chiedere perdono? E non sappiamo che niente come l’umiltà, unisce la famiglie e fa circolare la confidenza e l’amore?

            Non possiamo dire che Dio ha trattato in maniera privilegiata Saulo, mentre con noi non si comporta così. Dio parla ad ogni uomo, ad ogni cuore, ad ogni figlio, ma bisogna vedere se il figlio si lascia interpellare, si lascia placare, si lascia cambiare.

            Saulo era stato educato all’intolleranza partecipando al gruppo dei farisei. Forse anche noi abbiamo qualche gruppo d’influenza che ci sta facendo un cattivo servizio. E’ bene che rileggiamo la nostra vita sia in campo lavorativo, sia in campo sociale, sia in campo ecclesiale, per capire se tutti gli stimoli che riceviamo ci portano ad identificarci sempre più con Gesù, oppure ci insinuano il tarlo della divisione e dell’errore.

            Paolo ha saputo rivedere la sua vita, ma poi, in campo dottrinale non ha avuto dubbi nell’affermare con decisione Cristo e Cristo crocifisso, scandalo per gli Ebrei, stoltezza per i pagani, ma per lui che aveva capito l’Amore Misericordioso di Dio era virtù divina.

            Sull’esempio di Paolo, la nostra tolleranza non deve scivolare in un irenismo pur che sia (l’irenismo è orientamento teologico che tende all’unione delle differenti confessioni cristiane in base ai punti in comune). Ben venga l’irenismo se ci aiuta a ritrovarci sulla via dell’amore a Cristo, ma se per incontrarci bisogna annacquare la fede, non è giusto farlo. Si può rimanere fratelli e rispettarci a vicenda, ma non abbiamo diritto a travisare la fede per accogliere pensieri solo umani e distorti. Paolo è stato fermo nella fede e ha saputo dare la vita per difenderla nella sua integrità da ogni dittatura blasfema.

Paolo Apostolo delle genti

            Solo questa integrità, forgiata nel crogiolo dell’umiltà e della vera conoscenza del pensiero di Gesù, hanno potuto rendere Paolo Apostolo delle genti. Intrepido difensore della fede:

Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.

                                                                                                                   (2Tim 4:6-8)

 

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

 

  1. Cosa mi dice questa pagina delle origini della mia storia di cristiano?
  2. La magia ha ancora in me qualche appiglio? Uso amuleti, cornetti, oggetti di superstizione?
  3. Quando qualche male mi affligge, cedo alla tentazione di ricorrere a qualche mago?
  4. Per ciò che riguarda il mio cammino di conversione, sono a buon punto?
  5. L’esempio di Saulo che si trasforma in Paolo trova un parallelismo nella mia vita?
  6. Che nome potrei dare alla creatura nuova nata dalla mia conversione?
  7. Capisco la differenza tra l’intransigenza e la fermezza nella fede?
  8. Ho atteggiamenti d’intolleranza in famiglia, nel lavoro, nella comunità…?
  9. Cosa posso fare per poter arrivare a dire con Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”?

  

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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