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GIUGNO 2006

     

 

GESU' PAGA LE TASSE ( Mt 17,24-27)

Doveri civili

Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».

  Questo incidente, capitato a Gesù, ci porta a riflettere su un argomento molto scottante: il pagamento delle tasse e l'assolvimento dei doveri civili.

  In questa occasione, Gesù è provocato direttamente circa i suoi doveri civili e Lui approfitta per mettere in chiaro il comportamento da tenere in questo ambito.

  E' chiaro che in una società evoluta ci sono persone che si mettono al servizio del popolo a tempo pieno e perciò è giusto che siano retribuiti per poter vivere e lo stipendio si deve ricavare dal contributo degli utenti dei vari servizi.

  Una volta la vita era più semplice, c'erano i produttori , che si identificavano nei contadini che ricavavano direttamente dalla terra i prodotti utili all'uomo: cibo, fibre tessili, ecc; e i consumatori , che richiedevano tali prodotti, offrendo magari in cambio un servizio, oppure un altro prodotto della loro abilità: secchi, ceste, sedie,ecc. Questo sistema di scambio si chiamava baratto.

  Comunque, anche in tempi molto remoti, il servizio dell'autorità è sempre stato pagato da tutti i cittadini. L'autorità aveva la funzione di rappresentare il popolo presso altri popoli, di prendere accordi, di provvedere al bene comune, di sollevare le miserie estreme, di proteggere il popolo dalle varie forme di delinquenza, di amministrare la giustizia, ecc.

  Per riscuotere le tasse c'erano gli esattori , che mettevano i loro banchetti nella pubblica piazza e ogni capo famiglia assolveva il dovere di pagare le tasse.

  Certamente l'esattore aveva diritto alla sua ricompensa. In tempo di “Baratto” non si quantizzava la somma da devolvere all'esattore, ma questi stabiliva arbitrariamente ciò che gli era dovuto, eccedendo e facendo parzialità e pressioni anche pesanti sui più deboli, tanto che erano ritenuti dal popolo pubblici peccatori . Il popolo riteneva che solo una piccola parte andasse per finanziare i servizi e una parte cospicua fosse finita nelle tasche degli esattori.

  L'egoismo dell'uomo non è una novità, tutti, potendolo, cerchiamo di orientare a nostro favore le disponibilità che gestiamo, sia pure come servizio pubblico.

  Quel giorno Gesù fu direttamente provocato sulla liceità di pagare il tributo a Cesare, che era l'occupatore, il potente di turno, che sottometteva i popoli per ingrandire il suo impero. Ovviamente i farisei, nella loro malizia, fecero una domanda a tranello, perché comunque Gesù avesse risposto, potevano trovare pretesto di accusa: se diceva di sì, era amico dei Romani, se diceva di no, lo avrebbero accusato come sovvertitore dell'ordine pubblico. Ma Gesù è la Sapienza incarnata e dà una lezione di vita, che servirà agli uomini di tutti i tempi:

  “Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Gli risposero: «Di Cesare». E Gesù disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio».

  Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatolo, se ne andarono . (Mt 22:15-22)

  Nonostante questa chiara risposta, una delle false accuse contro Gesù sarà proprio che Lui aveva dichiarato che non si doveva pagare il tributo a Cesare.

  Quando la verità non piace, anche se è chiara, non si capisce.

  La tassa che viene richiesta a Gesù, riguardava il servizio al Tempio , quindi il culto di Dio, e Gesù, come Figlio di Dio, non era tenuto a pagare tale tassa, semmai era tenuto a ricevere l'onorario per il servizio che svolgeva in nome di Dio. Tuttavia, per non scandalizzare chi non voleva riconoscere il Lui il Figlio di Dio, il Messia promesso, l'unto del Signore, dice a Pietro di pagare per tutti e due.

  Con questa risposta Gesù ci dà diversi insegnamenti civili e sociali, oltre che morali:

1.  E' giusto pagare le tasse.

   Ogni servizio va pagato, la gratuità può nascere solo dall'amore, in ambito civile sarebbe utopia pretenderla.

2. Imporre tasse giuste.

  Naturalmente è ancora più giusto stabilire tasse giuste , ma Gesù non entra in merito in questa occasione, le tasse sono giuste se servono a coprire le spese per il funzionamento del servizio, comprendente la somma richiesta dal servizio stesso, e quella per retribuire gli operatori di tali servizi. Ma nella società post – industriale , dove tutto è complesso e dove il cittadino stesso esige molti servizi e attribuisce al cattivo governo ogni disagio, fare le giuste attribuzioni diventa difficile.

  Oggi noi esigiamo dallo Stato: acqua in casa e che sia controllata, non inquinata, sufficiente…. Energia elettrica per illuminare, alimentare gli elettrodomestici, riscaldare, rinfrescare, far funzionare le industrie e i mezzi di trasporto, sistemi di allarme ecc….; lo smaltimento dei rifiuti , che diventa sempre più complesso a motivo dei prodotti lavorati dall'industria e quindi non biodegradabili; il controllo geologico del territorio per evitare frane e alluvioni; fare opera di prevenzione contro le malattie , tenere sotto controllo l'aria, la terra e le acque per prevenire l'inquinamento; l' educazione ; la ricerca scientifica; i servizi sociali; provvedere alle strutture per la disabilità, la malattia, la vecchiaia, l'assistenza all'infanzia e un'infinità di altri servizi…..

  A questo punto chi potrà mai dire se le tasse sono giuste o ingiuste? La situazione, nella sua complessità, non è controllabile dal singolo cittadino.

3. E' giusto che chi lavora per la collettività sia retribuito.

  Lo stipendio però va guadagnato con il proprio lavoro svolto con coscienza, senso di responsabilità, carità cristiana, santificandolo con l'offerta della fatica e mantenendosi il proprio posto di lavoro con l'onestà. Se altri sono disonesti nei nostri riguardi e ingiustamente ledono i nostri diritti, il cristiano può difendere i propri diritti, ma se per farlo bisognasse ricorrere alla violenza e alla vendetta, il cristiano è tenuto al perdono e alla confidenza in Dio, lasciando che sia Lui a fare giustizia.

4. Ogni abuso è peccato.

Sicuramente nei sistemi così complessi la rete si può smagliare in qualsiasi punto e rivoli di soldi possono prendere le direzioni che il profittatore vuole, non c'è da stupirsi per questo, anche se ognuno ha la coscienza che lo avverte in caso di appropriazione indebita.

   Per prevenire questi abusi e per punirli, c'è la magistratura , che ha l'incarico di amministrare la giustizia, difendere l'innocente, punire il trasgressore. Ma anche la magistratura può essere corrotta! Non c'è che da affidarsi a Dio.

  Il cristiano non dovrebbe aver bisogno di magistratura, perché la coscienza morale dovrebbe avere più forza della forza della legge ; il vero cristiano non deve astenersi da determinati fatti per paura ma per adesione fiduciosa in Dio, che ha una visione che va oltre il tempo e un amore più grande di qualsiasi povero uomo ed è più potente di qualunque politico o leader di partito. Se Lui ci protegge, saremo protetti, se Lui ci abbandona alle nostre scelte, non potremo lamentarci, poi, se ne dovremo pagare la percentuale noi e i nostri figli. Se si fanno leggi contrarie alla legge di Dio, qualcuno ne dovrà pagare le conseguenze, e se noi avremo dato il nostro apporto, non potremo contestare di fronte a Dio, alla cui luce saranno chiare tutte le nostre ambiguità. Paolo non può essere più chiaro a questo riguardo. Parlando ai Corinti, ci espone il suo pensiero, che è quello di Dio e della Chiesa nascente:

Processi fra cristiani

  Quando qualcuno di voi ha una lite con un altro, ha il coraggio di chiamarlo in giudizio davanti agli ingiusti anziché davanti ai santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle cose minime? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita!

   Quando dunque avete da giudicare su cose di questa vita, costituite come giudici persone che nella chiesa non sono tenute in alcuna considerazione. Dico questo per farvi vergogna. È possibile che non vi sia tra di voi neppure una persona saggia, capace di pronunciare un giudizio tra un fratello e l'altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl'infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto che abbiate fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio?

Esortazione a fuggire la dissolutezza

  Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio . ( 1Cor 6:1-11)

  Quando A Pietro viene chiesto se Gesù pagava la tassa per il servizio del culto, Gesù non aveva denaro. Come abbiamo detto, Egli non era tenuto a pagare questa tassa e neanche i suoi discepoli, ma poiché la sua divinità era coperta dall'umanità, per non dare scandalo, decide di pagare, ma le sue tasche erano vuote, e allora ricorre al Padre e questi interviene con la Provvidenza straordinaria, sapendo che il suo Figlio aveva esaurito la Provvidenza ordinaria nell'esercizio della carità.

  Il pesce non disse sicuramente a Pietro chi gli aveva messo quella moneta nella bocca, ma sicuramente fu la Provvidenza straordinaria del Padre, per soccorrere il Figlio suo.

I DOVERI CIVILI

    I cristiani, come tutti i cittadini, sono tenuti ad assolvere ai propri doveri civili, ma anche questi compiti li devono assolvere alla luce di Dio . Non possiamo essere con i santi in Chiesa e con i senza scrupoli nella vita sociale. Il cristiano in tutta la sua vita si deve lasciare illuminare dalla sapienza divina. Può darsi che ci troveremo in minoranza, che saremo chiamati stolti, sembrerà che ci fidiamo delle favole, ma noi sappiamo che Dio è Sapienza e l'ultima parola è la sua. Se Gesù è venuto in terra per stabilire la civiltà dell'Amore e noi aggiungiamo: dell' Amore Misericordioso , ed è venuto ad insegnarci la via della tolleranza, della non violenza, della fiducia in Dio, dell'amore al nemico, dell'onestà, della pazienza, del rispetto per la vita in tutti i suoi stadi, della fedeltà alle promesse e di tutte le virtù, è chiaro che queste sono le indicazioni che noi dobbiamo seguire per orientarci anche nella vita sociale e politica.

    Sicuramente ci sono pseudo cristiani , e fra questi ci siamo anche noi, e non si offenda nessuno perché è verità, che ci deludono, perché amministrano la cosa pubblica a loro vantaggio, non è però questo un motivo per schierarci con gente che esplicitamente si pone in contrasto con il Vangelo e con la legge di Dio. Pensiamo forse che questi saranno più bravi dei cristiani e faranno i nostri interessi? Crediamo forse che, solo perché stiamo in Italia, siamo premuniti dai grossi eccessi?

    Siamo dei poveri illusi! La storia non ci ha insegnato proprio niente.

    Tutte le leggi dovrebbero esplicarsi dentro la legge quadro dei Comandamenti, ma se il legislatore si dichiara ateo, potrà mai tener conto della Legge di Dio? Noi sappiamo che non c'è altra via per la salvezza; vogliamo rischiare? Vogliamo togliere questa barriera protettiva messa da Dio? Pensiamo così di preparare un mondo migliore per i nostri figli, fidandoci della nostra corta e stolta sapienza? Facciamolo, ma nel momento in cui lo facciamo, dobbiamo riconoscere che ci mettiamo alla sequela del “mercenario” di turno e abbandoniamo il Buon Pastore.

    Come andiamo poi a fare comunione con Dio nell'Eucaristia, se non lo stiamo seguendo, se non crediamo alle Sue parole, se ci fidiamo più degli uomini che di Lui?

    Ammettiamolo pure: la coerenza cristiana passa attraverso le scelte concrete e se noi nel momento di fare le nostre scelte, di esprimere i nostri giudizi, ci comportiamo come i pagani, non meritiamo il nome di cristiani.

    I pagani convertiti al cristianesimo affrontarono il martirio pur di essere fedeli a Dio e rispettare i suoi principi, soprattutto in campo politico. Noi pensiamo di fregiarci di questo nome barcamenandoci tra Dio e Mammona? Dio non si lascia irridere, Lui è luce e verità e nella Sua luce vedremo chiaramente le nostre incoerenze e non potremo ribattere.

     Siamo in tempi di testimonianza : noi cristiani o veniamo allo scoperto attraverso le scelte che sapremo fare o, quando Dio verrà ad illuminare la nostra esistenza, dovremo accettare di trovarci tra i pagani. E forse ci meraviglieremo sentendo il Giudice supremo che ci dice: “Non vi conosco”! E diremo: “Ma come, io andavo a Messa tutte le domeniche, facevo parte della Comunità d'Amore, forse ero anche LAM…. Non mi conosci?

    Ed Egli risponderà: “Quando c'era da difendere la mia dottrina, dove eri? Quando c'era da stabilire come amministrare la cosa pubblica, chi hai scelto? Quando io ero tradito, condannato, disprezzato, umiliato, rinnegato, tu dove eri? ….. Non eri con me, non mi hai difeso, non hai rischiato niente per me…..

    Mi dirai che anche gli Apostoli mi lasciarono soli, ma loro poi si pentirono e si convertirono e tutti furono capaci di dare la vita per me, tranne quello che mi fu fedele e al quale io risparmiai il martirio perché non c'era bisogno, non dovendo riparare infedeltà alcuna…..”

    Siamo ancora in tempo. Se abbiamo abbandonato Gesù nella via impopolare dell'umiliazione, pensando che altri potessero guidarci meglio, e potessero portarci al benessere e alla giustizia, torniamo a Lui con una vera conversione. Se è necessario, confessiamo i nostri peccati sociali , che forse non confessiamo mai e invochiamo la misericordia di Dio su noi stessi, sulla nostra famiglia, sulla nostra comunità, sulla nostra nazione, che più delle altre è stata favorita da Gesù e quindi ha un dovere maggiore di tenere alti i valori cristiani di fronte al mondo intero.

    Non abbiamo radici cristiane? Vogliamo allinearci con chi le ritiene inutili? E allora non siamo degni di chiamarci cristiani, di chiamarci italiani, di chiamarci romani, siamo dei poveri illusi.

    Sembra apocalittico questo discorso? Ma l'apocalisse è iniziata, non ci stiamo accorgendo?

    “Chi ha tempo, dice Gesù, non aspetti tempo”!

Questionario per la revisione personale:

  1. Analizzando il mio comportamento in campo sociale e politico, mi posso ritenere cristiano?
  2. Ho sempre compiuto il mio dovere, pagando le tasse?
  3. Sono sempre stato onesto nel mio lavoro, impegnandomi a fare il mio dovere, per meritare lo stipendio che percepisco?
  4. Per ciò che mi riguarda, ho sempre dato la giusta retribuzione a chi mi ha prestato un servizio?
  5. Nell'assolvere ai miei doveri di cittadino, mi sono orientato sempre sulla Paro la di Dio e delle Chiesa, oppure ho sottovalutato i valori morali, illudendomi di averne vantaggi economici?
  6. So rischiare, fidandomi di Dio e facendo scelte controcorrente, ma cristiane?
  7. Se oggi venisse il Signore a giudicarmi, da quale parte mi troverei?
  8. Ho bisogno di confessare i miei peccati sociali? Di convertirmi? Voglio farlo senza indugio.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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