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DICEMBRE 2005

     

I VERI PARENTI DI GESU' (Mt 12,46-50)

Gestione dei legami parentali

“Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

Questo piccolo brano di Vangelo ci stimola a riflettere sui legami di parentela, un argomento molto importante sia dal punto di vista umano che spirituale.

L'amore dà origine alla parentela

La parentela di primo grado o di grado zero nasce da un vincolo d'amore unitivo, che tende a fare di due creature un cuor solo e un'anima sola. E' l'amore sponsale , che nella sua perfezione, crea tra due persone un vincolo spirituale così forte e per sua natura indissolubile, che crea la parentela. Questo perché è nella natura dell'amore essere fecondo e generativo. La generatività è innanzi tutto spirituale e solo quando coinvolge anche il corpo diventa anche fisica, ma se l'atto unitivo della coppia è solo fisico, si parla di violenza, di adulterio ma non di amore.

Per questo motivo i vincoli familiari prima di essere legami di appartenenza burocratica e legale, sono legami spirituali e morali, che vanno oltre ogni esigenza legale. Non occorre la legge che mi ordini che devo amare, rispettare, onorare il coniuge e i figli nella buona e nella cattiva sorte; se c'è l'amore, tutti questi doveri si assolvono spontaneamente, perché l'amore non ha bisogno di regole, è lui che le crea perché è nella sua natura diventare operativo, passare dal sentimento alla disponibilità operosa, passare dal dire al fare. Un amore solo sentimentale, fatto solo di parole e gesti affettuosi è menzogna a se stessi e alle persone amate.

Amore diffusivo:

Il vincolo d'amore che si crea nella coppia, alimentato dal dialogo continuo, dalla riflessione, sostenuto dalla preghiera, nutrito dalla Parola di Dio, reso forte dalla tenerezza e dall'affettuosità reciproca… si propaga spontaneamente ai figli che entrano nell'abbraccio dei genitori e condividono i sentimenti, imparando l'amore dall'esperienza più che dalle parole. L'amore diventa così energia unitiva e nello stesso tempo diffusiva, perché si propaga di generazione in generazione, allargandosi ai fratelli, ai nonni, agli zii, ai cugini… e, dopo aver imparato l'amore in famiglia, si è capaci di amare anche gli amici; se poi l'amore ricevuto è divenuto anche amore donato, perché ha superato nella crescita il livello dell'egoismo, si diventa capaci anche di scomodarsi per chi ha bisogno di aiuto, per chi soffre, per chi è solo, per chi anche per scelte sbagliate si trova a pagarne le conseguenze, si impara ad amare anche i nemici.

E' da questo dinamismo che nasce la famiglia, il gruppo, la comunità, la Chiesa, la società…

Di fronte all'evidenza:

Ma questa riflessione viene subito insabbiata dalla valanga di casi che affollano la mente e sono:

•  gli amori finiti , i figli abbandonati a se stessi o fatti oggetto di ricatto tra i due coniugi che non hanno saputo amarsi e amarli;

•  a questa prima ondata si aggiunge l'altra riguardante le famiglie in eterno litigio per motivi di eredità o di ingerenze indebite. Simili a piante che non sanno portare a maturazione i loro frutti e perciò restano acerbi e attaccati al tronco, queste famiglie crescono figli che non sanno staccarsi dai loro genitori, genitori che non sanno staccarsi dai figli e ostacolano la loro realizzazione;

•  e a ondate successive arrivano esempi di gruppi, anche ecclesiali, fermentati dal pettegolezzo e dalla critica distruttiva;

•  ambienti di lavoro divenuti vere piste per corsa ad ostacoli, alla conquista della poltrona più comoda e redditizia, luoghi dove è impossibile scambiarsi una parola senza incorrere nel pericolo di essere giudicati, condannati, classificati, esclusi…

•  e poi ancora Chiese divise, nazioni in lotta, multinazionali che subdolamente ci svuotano la mente per svuotarci le tasche…

E allora dov'è quest'amore di cui parliamo?

Questi sono i frutti del peccato che abita in noi, e sono anche i frutti di una volontà fermentata da sentimenti negativi, che non imita gli esempi di Gesù. Oggi è urgente tornare ad educare i figli ai valori evangelici; i genitori devono prendere coscienza che il dono di un figlio è cosa così grande che non possono essere loro il modello cui deve ispirarsi, occorre prensentargli un modello sicuro , al riparo da delusioni scoraggianti, per questo motivo dobbiamo rendergli familiari gli abitanti del cielo. I legami familiari devono essere impregnati di amore vero, di amore di qualità e non di un surrogato filtrato attraverso il nostro egoismo. Perché ciò avvenga, bisogna circondare di affetto i bambini fin dal seno materno e favorire che sperimentino l'amore dalle relazioni di coloro che stanno loro intorno.

Dall'astratto al concreto

L'amore, che di per sé è una parola astratta, quindi non palpabile, bisogna trasformarlo in gesti di accoglienza reciproca, in parole affettuose e gentili, in compiacenza per la vicinanza, in ascolto, in condivisione… Il bimbo, empaticamente, pur non sapendo definire l'amore, imparerà ad amare e questo andrà ad arricchire il suo patrimonio psicologico e spirituale.

La parentela prima di essere un vincolo di sangue è un vincolo di anime . Il darsi il vero amore dovrebbe rendere ovvio il darsi le povere cose della terra; il vincolo d'amore dovrebbe annullare l'egoismo sia in colui che dà sia in colui che riceve: almeno nella famiglia il prestito dovrebbe essere spontaneo e gratuito, dovrebbe annullare e rendere vano anche il senso di giustizia nell'eredità: tutti dovrebbero ritenere giusto che i beni dei genitori siano distribuiti secondo il bisogno e non secondo la matematica; chi in coscienza non ha bisogno del più, dovrebbe rinunciare volentieri in favore di chi è nel bisogno e chi ha meno non dovrebbe approfittare della generosità altrui se non per colmare il bisogno, come dono della Provvidenza e dell'amore fraterno, restando in debito di gratitudine, di benevolenza, di fraternità, di servizio e di preghiera verso quanti l'hanno beneficato.

Il Signore ci ha costituiti in famiglie proprio perché almeno il vincolo di sangue contribuisse alla giusta distribuzione dei beni su questa terra e almeno in famiglia il vincolo di sangue mettesse un freno all'egoismo personale. Invece molte volte e in molti casi si preferisce dare agli avvocati ciò che non si vuol dare spontaneamente ai propri congiunti e spesso, di quest'atteggiamento di rivendicazione dei propri diritti, ce ne facciamo un vanto.

E non ricordiamo le parole di Gesù: “ Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente ; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.

Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” . ( Mt 5:38-48)

Il criterio di giustizia di Dio

Dio ritiene giusto usare misericordia. Egli non solo benefica tutti ma si è lasciato spogliare letteralmente anche della stessa vita…

I vincoli parentali, ripetiamo, sono prima di tutto vincoli spirituali, vincoli di anima. Come può un vero fratello avere il superfluo, mentre suo fratello di sangue è nell'indigenza? Il benessere ci obbliga alla carità. Solo se questo fratello fosse un vizioso irresponsabile, che sperpera nel disordine quanto la Provvidenza gli dà, si potrebbe non soccorrerlo per il suo bene; ma se: una diversa fortuna, l'opportunità di un lavoro meglio remunerato, particolari eredità o altro ti avesse dato più del necessario, se tuo fratello o un tuo congiunto soffre l'indigenza oppure si trova ad aver bisogno di un prestito, tu, fidandoti più di Dio che del tuo conto in banca, dovresti prestare senza interessi o, potendolo, dare anche a fondo perduto, perché tuo fratello non sia afflitto dalla penuria e angosciato dal peso dei debiti. Questo significa “dare anche il mantello a chi ti chiede la tunica, e fare due miglia con chi ti chiede di farne uno con lui”. In altre parole, condividere la sua situazione di disagio.

Amare significa anche questo. I vincoli di sangue segnano delle piste preferenziali alla nostra carità, che, per altro, deve essere aperta ad ogni forma di indigenza.

I veri parenti

“Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?” si chiede Gesù e ci dà la risposta: “Quelli che fanno la volontà del Padre mio” quelli cioè che condividono la mia vita.

A volte sono più attenti e sensibili gli amici dei parenti e allora possiamo dire con Gesù: “Questi sono per noi fratelli, sorelle e madre” Questa affermazione di Gesù mette in risalto la vera parentela, che ha le sue radici nell'anima. Maria non era certo esclusa da questa parentela, Lei che ha fatto del “sì” a Dio il motivo della sua vita! In quel momento forse non si rivelavano parenti alcuni zii e cugini che, sapendo che Gesù con la sua predicazione disturbava i potenti del tempo e questi erano capaci di vendetta e ritorsione anche sui parenti, temevano per la loro incolumità e per il buon nome della famiglia. Maria, al contrario, soffriva con Gesù ma sapeva che Gesù era venuto a compiere la missione di Maestro e Redentore che il Padre gli aveva affidato ed era disposta a soffrire con Lui e a morire con Lui, ma anche a sopravvivere al Figlio se questo era il volere del Padre. Non c'è parentela d'anima più salda di quella che univa Gesù e Maria: il nuovo Adamo e la nuova Eva. Anzi Maria ci fa capire come si esprime la vera parentela condividendo pensieri, parole ed opere del suo Figlio e rimanendo accanto a Lui non nelle ore del trionfo ma in quelle del disprezzo, dell'incomprensione, della malvagità, delle false accuse, della violenza brutale, della morte atroce e ignominiosa. In queste ore Lei era lì, la Madre addolorata del Condannato alla crocifissione.

Quante persone, invece, si vantano di essere pareti dei potenti della terra, dei ricchi, di quelli che un qualsiasi talento (anche di poco conto come la bellezza fisica o l'abilità sportiva) rende famosi, nell'ora fugace del trionfo, per ritirarsi e magari disconoscerli nell'ora dell'umiliazione; addirittura negare loro il diritto di tornare a casa se si sono disonorati nell'insuccesso o nel vizio, rifiutando loro un tetto e un pane, mentre nell'ora del successo avevano approfittato della loro magnanimità e della loro prodigalità…..

Il vero parente, come il vero amico si conosce nell'ora dell'insuccesso. In quell'ora dimostriamo veramente chi siamo e quali sentimenti albergano nel nostro cuore.

La parentela ci è data per facilitare l'amore, per renderlo spontaneo, generoso, previdente, anche straordinario se è necessario e non per complicarlo con i nostri egoismi e le nostre rivendicazioni.

E' chiaro che se la parentela ci stimola alla sensibilità solidale, deve anche mettere un freno al nostro egoismo, se siamo noi che beneficiamo dell'altrui generosità. Non si può approfittare della bontà e della pazienza dei parenti per non impegnarci, per essere irresponsabili, per sperperare, addirittura per estorcere beni e proprietà faticosamente acquistati.

Bontà che sconfina nella misericordia

E' vero che il figlio prodigo fu accolto dal Padre Misericordioso, ma questa è bontà divina che sconfina nella misericordia. A questo modello è bene che ci atteniamo anche noi, perché è meglio abbondare in amore che in rigore , ma i figli prodighi non possono abusare della bontà del Padre per continuare la loro vita disordinata, sarebbe una furbizia stolta e una debolezza che rivelerebbe che non si è imparato niente dalla vita e si vive ancora la situazione del naufrago che l'onda trasporta lontano, travolgendolo, anche se di tanto in tanto lo innalza su un cavallone permettendogli di respirare.

La vita non è un gioco da bambini; la vita è la prova unica che ci è stata concessa per fare le nostre scelte. Non è saggio sciuparla!.

La parentela dovrebbe garantire non solo la sopravvivenza fisica ma anche la crescita nella consapevolezza della propria dignità di figli di Dio e dovrebbe darci gli aiuti per prepararci alla vita eterna.

  • Il dono della fede va trasmesso;
  • la Parola di Dio e i valori messi in luce da Gesù vanno trasmessi;
  • l'educazione a vivere le virtù per non essere travolti dalle passioni va trasmessa,
  • l'accompagnamento durante il periodo di crescita è un dovere dei genitori e dei parenti.

Tutto nella vita dell'uomo di Dio deve concorrere alla carità, che è la vita del cielo. Il Siracide dice cose bellissime sulla potenza dell'amore e assicura la benedizione di Dio su quanti lo vivono.

L'acqua spegne un fuoco acceso, l'elemosina espia i peccati.

Chi ricambia il bene provvede all'avvenire, al momento della sua caduta troverà un sostegno.

Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.

Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà.

Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso.

Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente.

Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l'occasione di maledirti,

perché se uno ti maledice con amarezza, il suo creatore esaudirà la sua preghiera.

Fatti amare dalla comunità, davanti a un grande abbassa il capo.

Porgi l'orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità.

Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore, non esser pusillanime quando giudichi.

Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre

e sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre . ( Sir 3:29-30; 4:1-10)

Per la riflessione personale:

  • Come vivi la relazione con il tuo coniuge? E' sincera, profonda, responsabile, generosa?
  • Come vivi la relazione con i tuoi figli? Hai un dialogo affettuoso e costrutivo con ciascuno?
  • Come vivi le relazioni con i parenti?
  • Ci sono questioni patrimoniali che vi dividono?
  • Cos'è per te la parentela: un aiuto, un peso, qualcosa di piacevole o di difficile da gestire?
  • I tuoi congiunti ti aiutano spiritualmente o tentano di distoglierti dal cammino di fede?
  • Tu sei di aiuto ai tuoi parenti quando li vedi in qualsiasi difficoltà?
  • Cerchi di dare sempre stimoli positivi, che li aiutino a vivere in maniera migliore?
  • Analizzando i consigli del Siracide, quale pensi di prendere in particolare considerazione?
  • Quando vedi un congiunto in difficoltà, sei capace di dare più del tuo superfluo?
  • Pensi che il Signore possa compiacersi di te? Fai tutto per amore suo?
  • Sai santificare il dolore che ti viene dai tuoi congiunti? Sai perdonare le loro povertà?
 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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