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FEBBRAIO 2004

     

“DAL PROFONDO A TE GRIDO, SIGNORE”

            Davide è chiamato da Dio, per mezzo di Samuele, a governare il popolo eletto, popolo chiamato a vivere in comunione col Dio vero, popolo “sposa”, come abbiamo visto in Mosé.

“E il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: Sono venuto per sacrificare al Signore. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti indicherò quello che dovrai fare e tu ungerai colui che io ti dirò».Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È di buon augurio la tua venuta?». Rispose: «È di buon augurio. Sono venuto per sacrificare al Signore. Provvedete a purificarvi, poi venite con me al sacrificio». Fece purificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: «È forse davanti al Signore il suo consacrato?». Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore». Iesse fece allora venire Abìnadab e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno su costui cade la scelta del Signore». Iesse fece passare Samma e quegli disse: «Nemmeno su costui cade la scelta del Signore». Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripetè a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge». Samuele ordinò a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: «Alzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell'olio e lo consacrò con l'unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama”. (1Sam 16:1-13)

Davide fu chiamato alla corte di Saul per allietare con la cetra il malumore del re. Egli trovò grazia presso il re che lo nominò suo scudiero. Davide, assistito dallo Spirito di Dio, fece molte prodezze: lottò contro i Filistei, sconfisse il gigante Golia, sposò la figlia di Saul. La Bibbia narra pagine bellissime su Davide, di cui esalta le doti di umanità; sono note la bella amicizia che visse con Gionata, figlio di Saul, la sua onestà, la sua magnanimità e la sua capacità di perdono anche quando Saul, geloso, cercò di ucciderlo. Poi Saul morì e Davide divenne re.

Finché Davide fu fedele alla sua vocazione tutto concorreva al bene suo e del suo popolo.

Ma poi venne il momento in cui la propria fedeltà a Dio venne messa alla prova nella realtà umano-divina del matrimonio, che, se vuol essere immagine di Dio, segno della Trinità, deve, a sua volta, essere fedele. In questa prova il grande Re Davide manifestò la sua debolezza.

La prova o tentazione si presentò sotto forma di “concupiscenza degli occhi”. Avvenne così: egli vide una donna appetibile e la desiderò. Questa donna non faceva parte del suo arem ma lui non seppe resistere alla passione sessuale e la fece sua contro il volere di Dio, contro la giustizia, contro l’imperativo della sua coscienza. La donna era moglie di un suo ufficiale che stava in guerra.

“L'anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: «È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa. La donna concepì e fece sapere a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l'Hittita». Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!». Davide disse ad Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della truppa e  fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l'Hittita. (2 Sam 11:1-17)

            Il peccato non è quasi mai un fatto isolato, episodico, di solito esso innesca un processo di peccato. Davide comincia con la debolezza sessuale, continua con l’inganno: chiama il marito della donna con il pretesto di consultarlo, pensa invece che l’uomo torni a casa e si unisca alla donna in modo che la gravidanza possa essere occultata; quando questo piano fallisce per il senso morale dell’uomo di guerra, Davide prosegue nella sua perversità, cercando di alleggerire il suo senso morale con l’ubriachezza, ma neanche questo riesce e allora arriva ad ordinare la sua morte! Il peccato di lussuria diventa adulterio, poi peccato di astuzia bugiarda, di ipocrita stima, poi di infida malizia e di tradimento, quindi abuso di potere e omicidio.

            Il male, insinuatosi nel cuore del re santo, del chiamato da Dio a vocazione santa, a grande responsabilità, è entrato in lui attraverso una breccia, un punto non custodito, un punto debole della sua psiche, quella della lussuria e, lavorando di astuzia, l’ha reso omicida. Che pena! Dove si può arrivare!

            Ottenuto il suo intento prende con sé la donna nel suo arem e pensa di tacitare la coscienza, ancora intorpidita dal ribollir delle passioni.

            Ma se il marito della donna può non aver capito le losche trame del suo re, Dio, che scruta l’intimo, ha visto e giudicato, perciò manda Natan profeta a svelare la malizia del suo consacrato.

            Ed ecco l’apologo di Natan, che sveglia la coscienza di Davide e lo porta a conversione.

Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero.Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui». Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro.Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole».

Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa”. (2 Sam 12:1-14)

 

Davide aveva comunque una dote: era di retto giudizio e perciò riconosce il suo peccato e chiede perdono a Dio. Dio perdona ma non può annullare gli effetti del peccato: la morte ingiusta di Uria, l’umiliazione della donna resa infedele, la nascita del bambino segnato della morte. Il bambino, infatti nascerà, ma non potrà ereditare il trono di Davide perché morirà, vittima innocente del peccato dei suoi genitori. L’erede al trono sarà Salomone, secondo figlio di Betsabea e Davide, il figlio, in qualche maniera, della riparazione. Ma anche Salomone, che chiederà e otterà da Dio il dono della Sapienza, erediterà il punto fragile della sessualità non disciplinata e da questa falla della sua personalità sarà tradito.

I figli, purtroppo, ereditano le virtù e i difetti dei loro genitori e, come dice la Bibbia, ne portano le conseguenze fino alla terza o quarta generazione. La benedizione di Dio, però, non si allontana da loro e, con il dono del perdono, la storia sacra continua.

Ed ecco l’espressione del pentimento di Davide (Sal 50,1-21)

Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;

nella tua grande bontà cancella il mio peccato.

Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;

perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre.

Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza.

Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve.

Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode;

poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme.

Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione,

allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

 

            Dio perdona a Davide e torna a benedirlo, ma il peccato ha in sé la sua condanna, non potrà costruire a Dio il tempio, perché troppo macchiato di sangue, troppo aveva profanato il tempio della sua sacralità matrimoniale. Un vocazione santa non ci garantisce da noi stessi, per ottenere i frutti che tale vocazione può produrre, occorrono la risposta e l’impegno costante, altrimenti si resta al di sotto delle proprie possibilità.

            Davide, con la sua lussuria aveva tradito anche i precedenti matrimoni, ma di questo Dio non tiene conto, perché il matrimonio monogamico era ormai tramontato da tempo e solo Gesù lo ristabilirà, ormai la poligamia era diventata un fatto culturale e Dio, misericordioso e benigno, si adatta a questa fragilità della sua creatura, pur sapendo che l’uomo, schiavo del suo vizio, è logorato da una brama mai sazia, e abbiamo visto come ha ridotto il santo re, chiamato addirittura a generare dalla sua discendenza la Madre Vergine, e in Lei il Suo Figlio diletto.

            Anni di riparazione e di purificazione, faranno comunque di Davide un re santo e Dio non toglierà a lui la benedizione.

            In Davide possiamo dire che il rapporto con Dio continua, nonostante la sua infedeltà, per il pentimento e la riconciliazione, ottenuta grazie alla fedeltà di Dio che perdona.

 

LA COPPIA E LA STORIA DI DAVIDE

            Cosa può dire la storia di Davide alla coppia?

  1. Innanzitutto è un richiamo a prendere coscienza della propria vocazione.
  2. E’ un caldo invito ad individuare i punti deboli della propria personalità, della propria struttura morale, che sono veri tranelli tesi alla nostra fedeltà: se non si vigila sulla propria debolezza, si finirà per cadere in balia del tentatore che, più astuto di noi, rovinerà i nostri progetti.
  3. Non appena ci accorgiamo di essere stati presi nelle spire del tentatore, smascherare le sue insidie con una buona confessione, che fortificherà le nostre risorse morali.
  4. Riconoscere con umiltà, di fronte a Dio il nostro peccato, per ottenere la sua misericordia e il suo perdono.
  5. Accettare le conseguenze dei nostri sbagli, anche sui figli, soffrendo, offrendo e pregando per loro, al fine di ottenere la benedizione di Dio, come fece Davide.

Inoltre noi non viviamo nell’Antico Testamento, siamo i fortunati del Nuovo Testamento, abbiamo la buona novella del Vangelo, il fulgido esempio del Nuovo Adamo e della Nuova Eva, Gesù e Maria, fedeli all’uomo fino alla morte di croce e allo strazio del cuore. Il Matrimonio da Gesù è stato riportato allo splendore degli inizi, così come era stato pensato da Dio all’origine della creazione. Egli, con il suo Sangue redentore, l’ha purificato e l’ha reso strumento di santificazione, elevandolo a sacramento, mezzo cioè, di santificazione e di grazia.  La poligamia non fa parte della cultura cristiana, quindi non saremo giustificati dall’ignoranza. Abbiamo invece il sacramento del perdono, che più di Natan nei confronti di Davide, ci può garantire il perdono e la riconciliazione con Dio e con il coniuge, sono mezzi che possiamo usare.

Resta ancora la nostra debolezza, resta il tentatore sempre in agguato, resta un mondo tornato pagano, che tende a banalizzare il peccato e a fare da sonnifero per la nostra coscienza. Contro questi pericoli tesi alla famiglia, ci sono gli attuali profeti: il Papa con il suo magistero, i suoi sacerdoti, ministri di Dio, i santi, il cammino di fede che ci richiama a coerenza….

            Se nonostante tutto l’impegno è scarso e l’incoerenza rimane, se abbiamo imitato Davide nel peccato, imitiamolo anche nel suo pentimento e otterremo misericordia.

            Una cosa è certa: il perdono è la più grande invenzione di Dio contro il demonio e contro la nostra fragilità. Con il perdono le storie d’amore, sia pure messe in crisi da infedeltà varie, possono continuare più forti e più solide di prima, se le persone prendono atto della propria fragilità, la riconoscono, si impegnano a chiedere e a ottenere il perdono, riconoscono la loro povertà e sono più cauti per l’avvenire, ricorrendo a Dio che aiuta il debole che ricorre a Lui.

 

  1. Hai sperimentato lungo la tua vita, periodi di infedeltà, che hanno innescato processi di peccato?
  2. Hai sentito il dolore della tua anima, separata da Dio e logorata dal rimorso?
  3. Hai assaporato la dolcezza del perdono? Ti sei sentito rigenerato dalla misericordia di Dio?
  4. Hai capito che l’Amore Misericordioso è più grande della nostra miseria e non si vendica?
  5. Hai visto i danni provocati dal tuo disordine sui figli? Preghi per loro perché siano forti?
  6. Sei capace a tua volta di perdonare, qualunque fragilità commetta il tuo coniuge e i tuoi cari?
  7. Ti stai esercitando nel perdono immediato dei piccoli torti, che subisci ogni giorno?

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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